La corrispondenza: la recensione di Leonardo23
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La corrispondenza: la recensione di Leonardo23

La corrispondenza: la recensione di Leonardo23

È in effetti un film particolarmente liquido, o acquoso, quest’ultimo di Tornatore, pulito e di rigore della sua specifica abilità nel trasportare fuori dalla semplicistica filigrana dei drammi i meccanismi della ragion umana, nell’indagare le stanze delle nostre passioni, nel costruire intricati labirinti del sentimento. E il regista Premio Oscar, qui nella fresca (o fredda ?) verve internazionale , infatti si affanna ad articolare un asse sintagmatico che non ricalchi i rigurgiti romantici più diffusi, e che invece fortifichi le assonanze metaforiche mediante monologhi lacrimosi. Almeno così nelle ambizioni. È la cronaca di una corrispondenza che passa per l’impersonalità dell’elettronica, tra una studentessa e un professore di astrofisica, la cui importanza traballa dall’essenzialità tematica al mero background d’affresco sociale senza poi trovare collocazione precisa. Corrispondenza che è anche parola chiave nel palcoscenico semantico e che ci suggerisce una formalità di fondo irritante, distorcendo le grandi intuizioni in soluzioni strabiche: una idea molto interessante, Tornatore si dice ossessionato da queste stelle morte che continuano a brillare, che illumina i meno sondati risvolti relazionali con acume, purtroppo si trasla nella fotografia di un trasporto sbiadito ed ingrigito, a cui gli attori contribuiscono. Certo, una particolare predisposizione per “non convenzionali” ossessioni irretisce con sottigliezze da brividi, e spesso strega anche, ma la meditazione sui massimi sistemi, che siano tecnologia o amore, morte e inconscio, è troppo scentrata per un incredibile pensatore quale il regista italiano.

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