La fine del mondo: la recensione di aleotto83
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La fine del mondo: la recensione di aleotto83

La fine del mondo: la recensione di aleotto83

Attenzione, dopo aver visto questo film vi potrebbe venir voglia di farvi una pinta di sana birra, ma non per annegare nell’alcool la disperazione di aver visto una sciocchezza, bensì per cercare anche nella propria cerchia un po’ della sana pazzia circolante all’interno del gruppo di amici che anima questa storia!
La Fine del Mondo chiude con il botto la “trilogia del Cornetto” del regista inglese Edgar Wright in tandem con i protagonisti comici Simon Pegg e Nick Frost, che già avevano rivelato le proprie doti esilaranti nei precedenti Shaun of the Dead (l’Alba dei Morti Dementi) e Hot Fuzz.
Gary King, benché quarantenne, è un eterno adolescente immaturo e combinaguai, veste con il trench nero da metallaro, guida la stessa auto che aveva nel 1990 ascoltando le cassette del tempo con l’autoradio, la cosa più importante per lui è rimettere insieme la sua banda di amici d’infanzia per completare l’impresa in cui non erano riusciti quando avevano 17 anni: fare il giro dei dodici pub della loro cittadina natale in una sola notte bevendo in tutti quanti.
Il problema è che gli altri quattro ragazzi, a differenza sua, sono cresciuti e hanno le loro vite, lavoro e famiglie, ma per assecondare un’ultima volta l’amico petulante che avevano già volentieri perso di vista dopo la fine della scuola, si imbarcano in questo sgangherato quanto impossibile ritorno all’adolescenza.
Ma qui non siamo nemmeno lontanamente dalle parti delle notti da leoni, dopo qualche pinta nostalgica in locali ormai standardizzati in stile Starbucks, la comitiva si rende conto dell’assurdità della situazione e sta per rinunciare, quando entra in scena l’elemento soprannaturale che sconvolge le carte in tavola e i vecchi amici dovranno loro malgrado unire le forze per capire cosa sta succedendo.. ma sarebbe un delitto dire di più, perché il bello di questa commedia è soprattutto quello di lasciarsi trasportare nell’improvviso cambio di registro che è caotico quanto spassoso.
Un cast di grande livello, come in quasi ogni commedia prodotta dalla Working Title, supporta una regia che è a suo agio sia a riprendere una tavolata che si racconta in tranquillità le proprie storie di vita, sia una scena action con decine di persone che si prendono a cazzotti mentre cercano comunque di finire le proprie birre!
Menzione speciale per la fantastica colonna sonora composta da perle della fine degli anni ’80 tra cui brani di David Bowie e degli Housemartins.

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