“The ShaMe of Water” è un “crowd pleaser” che del Toro ha ottenuto edulcorando, smussando, “annacquand”‘ogn’asperità della propria poetica, e non alludo alla denuncia antifranchista de “Il labirinto del fauno” (2006), bensì all’esoterismo su cui prov’a fondarsi ogni forma di poter’e ch'”Hellboy” (2004) sbattev’in faccia in mod’indigesto e politicamente scorrettissimo alle giurie festivaliere. Tabù di questa portata non possono e non devon’essere manco sfiorati. Inoltre “Hellboy” possedeva una potenza visionaria agl’antipodi rispett’al favolismo innocuo e buonista di Tim Burton. Infine, adesso ch'”i tre amigos del cinema”, lui, Cuarón, e Iñárritu, si son’accaparrati l’Oscar insiem’a “Coco”, chissà se si tornerà a valutare un film per i suoi meriti prettament’artistici e non per il sostegno alla cultura dei “diversi”, messicani e non.
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