Damien Chazelle con la musica ci sa proprio fare: ritorna al cinema con “La la land”, due anni dopo la rivelazione di “Whiplash”.
La storia è ambientata nella Los Angeles dei giorni nostri, luogo in cui i sogni hanno la speranza di spiccare il volo e di morire allo stesso tempo. Nella città due giovani tentano di intraprendere una carriera artistica: Mia (Emma Stone), che serve caffè alle star di Hollywood, ma il suo sogno è diventare un’attrice, e Sebastian (Ryan Gosling), un pianista jazz che cerca di barcamenarsi come può, che vorrebbe invece aprire un locale in cui si continua a suonare la musica che tanto ama, ormai a rischio di estinzione. Dopo essersi insultati e sbeffeggiati – questo è il bello, no? – iniziano una relazione quasi magica e idilliaca, fondata su un profondo supporto reciproco: peccato però che i sogni di ognuno tenderanno non solo ad avvicinarli, ma anche a dividerli, e dovranno sapere conciliare l’amore con la volontà di perseguire i loro sogni.
“La la land” ha assolutamente il sapore del cinema del passato, quello del classico hollywoodiano, del vintage riplasmato da una fotografia e una regia moderna. Cita il passato (molti riferimenti ai musical classici come “Singin’ in the rain”, “West Side Story” e “Grease”, per arrivare anche al contemporaneo “Moulin Rouge!”), ma lo riscrive sugli stilemi del presente cinematografico. Parla nel modo più universale, dei sogni e insieme dei rischi che si devono correre per inseguirli, dove la musica, nella filmografia di Chazelle, è certamente centrale: si raccontano storie dove il perseguire ciò che piace è fondamentale. Se nel precedente film del regista, “Whiplash”, la musica era voglia di emergere che sfociava nell’ossessione, in “La la land” è trait d’union che incoraggia a continuare a credere nei propri sogni e, perché no, innamorarsi nel farlo. Ritornare a un passato, di purezza e bellezza, rivedendolo però nel nostro presente, con una storia d’amore “sporcata” dalla vita vera, è ciò che rende il film un capolavoro, grazie anche a una regia, una fotografia, una sceneggiatura (nonostante sia semplice), delle interpretazioni, dei costumi e una scenografia semplicemente ottimi e da manuale, con un regista che, con poco più di 30 anni, ha tanto da insegnare e da dire. Un plauso meritano soprattutto le canzoni: tutte stupende, con i due ballerini e cantanti Ryan Gosling ed Emma Stone che sullo schermo sono una delle coppie più affiatate degli ultimi decenni (Gosling ha pure dovuto imparare a suonare il piano). Bisogna affermare che il marketing ha fatto la sua parte, tuttavia il film rimane fantastico.
A chi non piace il musical può essere difficile da apprezzare appieno, ma scorre comunque bene, a volte in maniera più scanzonata, altre più drammatica, contando inoltre il fatto che, approssimativamente, solo la metà delle due ore del film sono cantante e ballate. Il resto continuano a farlo degli ottimi dialoghi e le scene che riflettono molto sul cinema come mezzo e linguaggio: in primis quella della sala in cui viene proiettato “Gioventù bruciata” (Rebel Without a Cause) e la sequenza delle chiacchierate di Mia e Sebastian, che camminano tra gli studi cinematografici di Hollywood.
“La la land” fa sognare ad occhi aperti per due ore: tutto è splendido, brillante e sgargiante quando serve, senza mai cadere nel kitsch, e con un finale che rimane impresso nella mente insieme all’apertura del film, il lungo piano sequenza sulla musica di “Another day of sun” composta da Justin Hurwitz, firma della colonna sonora del film. “Un altro giorno di sole”, perché bisogna essere così nella vita, sempre positivi, credere nelle proprie capacità e nei propri sogni, seppure delle volte dobbiamo conciliarli con l’amore, e bilanciarli non è sempre facile: se si canta e si balla sembra però tutto un po’ più semplice.
Voto: 5/5
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