La mafia non è più quella di una volta: la recensione di loland10
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La mafia non è più quella di una volta: la recensione di loland10

La mafia non è più quella di una volta: la recensione di loland10

“La mafia non è più quella di una volta” (2019) è il decimo lungometraggio del regista palermitano Franco Maresco (di cui alcuni con Daniele Ciprì).
È tornato il regista irriverente, sarcastico, pedante e scorretto.
Si parte da una ricorrenza importante e da un anniversario di cui tutti hanno detto (media ad ogni confine) ….25 anni dagli attentati di Falcone e Borsellino; siamo nel 2017 a Palermo con le date da ‘ricordare’: 23 maggio e 19 luglio 1992.
Documento con la voce fuori campo di Maresco (ma è sempre lì…) che racconta gli eventi dell’anniversario e dintorni, accanto a lui, o meglio davanti come un alter ego storico di Palermo la fotografa Letizia Battaglia. Donna di fama mondiale che ha raccontato la mafia e il sangue della Sicilia: foto che hanno detto più di un articolo di giornale (tra l’altro la prima a fotografare il corpo di Piersanti Mattarella ucciso il……). Oltre che giornalista e impegnata in politica (assessore nella giunta comunale di Palermo con sindaco Leoluca Orlando).
Il giro ‘turistico’ (si fa per dire) di Maresco con la cinepresa in spalla è testimonianza dell’oggi (dal 2017 appunto) in una città quasi dispersa e senza volto.
Un documento ‘fuori orario’ che tra interviste, racconti, volti, stridori, velleità, pelle d’oca, sorrisi, brividi, ignoranza, legalità, corpi spenti, speranze e vuoti di ogni tipo, allarga ogni mistero minimo e litiga con ciascuno di noi. Il presente è sconsolante dice la fotografa a Maresco sentendo le risposte o meglio le non risposte di alcuni cittadini palermitani sul ricordo di Falcone e Borsellino con la ‘solita’ parata politica per l’anniversario delle stragi.
“Ho cose più importanti da fare” che venire a ricordare due giudici (per alcuni ‘corrotti e poliziotti’…) viene risposto alla domanda di Maresco. Naturalmente tutto in stretto dialetto o quasi con sottotitoli per tutta la durata del film.
E poi il ricordo dei due ‘eroi’ è doppio: quello istituzionale (di cui la fotografa Battaglia ha poca ammirazione) e quello (‘incredibilmente vero’) di una ‘concerto-musicale’ organizzato da Ciccio Mira con i finanziamenti di Matteo Mannino. Un qualcosa che ha l’arroganza del surreale e lo scriteriato cervello di un mondo commiserante. Siamo nel quartiere Zen2 dove degrado e illegalità paiono normali anzi sono amici di vecchia data. Un concerto dove il palco ha dalla sua sono la scrittura indecifrabile di Ciccio e il parlare analfabeta di Matteo.
Ecco che guardando il docu-film ti rendi conto che non guardi una parata, un anniversario, uno stato….ma osservi le viscere stantie e vere, annerite e dette di un’Italia lontana ma che riempie lo stomaco di odori putridi e puzzolenti. Ecco che Maresco fa dire a Ciccio Mira: ‘lo stato e la mafia…stessa cosa uno vale l’altra’….’basta che qualcuno chiami io ci sono’. ‘Chi vuole organizzo feste, festini, programmi e concerti’: parliamo di qualità che viene da se con i neo-melodici che cantano di tutto (ogni gusto è gusto) ma poco o nulla sanno dei due giudici uccisi.
“Se te lo chiedesse il PadreEterno…..di dire no alla mafia…..cosa faresti?…”.
‘No’….’no’ risponde Cristian Miscel. Lui canta quello che sente nonostante qualche difetto come dice il suo ‘tutore’ Ciccio Mira….dalla poca voce a stonare….quindi. Va bene così.
Nel frattempo la voce di Maresco ci riempie di tanto e domande con l’acidità di stomaco che aumenta e il riso sferzante rimane implosivo: che strano dove tutti sono e siamo dentro con la fotografa Battaglia che pare una stralunata marziana. E l’allentamento del fermo immagine finale, piano piano, è allarmante e remissivo. Vi lascio cantare mentre la piazza è vuota. Solo uno di numero che fa finta di esserci. Tutto più lontano e offuscato e il buio riempie lo schermo. E alla fine la chiosa sul ‘Nessuno’ omerico pare una trovata teatrale, l’unica (fuori onda nel ‘fuori da ogni grazia’), che resta perché antichissima. ‘Chi è stato?’…’Chi ha sparato?’….’Nessuno’. Il senso omertoso è nella storia dice Ciccio Mira. Ci crede o no non ha nessuna importanza.
Anche il presidente Mattarella è palermitano e dice sempre poco anche quando dovrebbe.
La storia familiare tra la sua famiglia, quella di Mira e alcune faccende bruttissime…per via di un polpo….è raccontata con un’animazione veramente bella e efficace. Un raro esempio di connubio tra estasi bambinesca (cartoon) e tragedia umana (mafia e dintorni). Dal cinismo surreale al realismo commediante.
Un cast che pare di conoscere dove ognuno recita se stesso (basta esserci) e dove ogni imperfezione è un pregio e qualsiasi ripresa confà al documento di ‘una volta’.
Regia: documentari-smo diretto e mai dormiente. Efficaci le chiusure annerite ad ogni cambio di scena per un montaggio consono. Voto: 8/10 (****) -cinema (in)digeribile-

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