La mafia uccide solo d'estate: la recensione di Minciarelli90
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La mafia uccide solo d’estate: la recensione di Minciarelli90

La mafia uccide solo d’estate: la recensione di Minciarelli90

Titolo: La mafia uccide solo d’estate; Anno: 2013; Regia: Pierfrancesco Diliberto; Interpreti: Alex Bisconti, Ginevra Antona, Pierfrancesco Diliberto, Cristina Capotondi, Claudio Gioè, Ninni Bruschetta, Rosario Lisba, Barbara Tabita, Maurizio Marchetti, Antonio Alveario.

Trama: La vita del piccolo palermitano Arturo(Alex Bisconti), che cerca di conquistare la propria compagna di classe Flora (Ginevra Antona) intraprendendo la carriera di giovane giornalista, si è da sempre intrecciata con gli omicidi commessi dalla mafia. Raggiunta l’età adulta, Arturo (Pierfrancesco Diliberto) cerca ancora di conquistare Flora (Cristina Capotondi), ma le sanguinose stragi compiute dalla mafia dagli anni ’80 ai primi anni ’90, non smettono di condizionare la sua vita.

Il film di Pierfrancesco Diliberto (detto Pif), vuole raccontare come un qualsiasi cittadino di Palermo, si è visto condizionata la vita dalle stragi mafiose, e lo fa attraverso la vita di Arturo: prima bambino insolito, che vede Presidente del Consiglio Giulio Andreotti un eroe ideale; poi giovane giornalista, che ancora tenta di conquistare la ragazza per cui aveva una cotta alle elementari. La prima parte del film risulta estremamente simpatica e il forte contrasto tra i toni da commedia e quelli drammatici degli omicidi mafiosi che fanno da cornice alla vita di Arturo, non ci disturba, proprio in quanto questi omicidi, vengono osservati dal punto di vista degli occhi innocenti del protagonista; un modo di raccontare la tensione e l’incertezza di quel periodo certamente originale, ma che riesce tuttavia a sensibilizzare, proprio in virtù di quel forte contrasto. La seconda parte, vede certamente un protagonista più maturo ma grottesco, in quanto imbranato e ancora insicuro. Nonostante i toni da commedia permangano, il maggiore coinvolgimento del protagonista nelle vicende politiche porta il film ad uno squilibrio verso il dramma, che stona con la prima parte, in quanto la storia di Arturo, sembra divenire quasi soltanto un pretesto per raccontare le stragi compiute. Da un punto di vista registico, l’unica vera pecca, è il contrasto troppo forte tra le immagini dichiaratamente di fiction e quelle girate di modo da sembrare immagini di repertorio (integrate con immagini di repertorio reali); lo stile documentaristico adottato in questi casi, sembra perciò entrare eccessivamente in contrasto con il resto del film. Nel complesso il film non è spiacevole: sono da apprezzare la comicità leggera e sottile, ma anche la sensibilizzazione portata dal contrasto tra i toni.

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