“La mummia” (The Mummy, 2017) è il secondo lungometraggio del regista di Los Angeles Alex Kurtzman.
La Universal non bada a spese e quando si tratta di condurre in porto un ‘filmone’ acchiappa pubblico non riesce a fermarsi mettendo dentro tutto e (ri)spolverando il nuovo marchio dark Universe.
Certo è che il film dopo averlo visto si dimentica (quasi) subito: niente di nuovo assolutamente e il paragone con ‘La mummia’ del 1999 è impietoso (ed è tutto dire pensando al film originale in bianco e nero di qualche decennio fa (1932).
Film di generi e generico che eccede nel gusto gotico osando negli effetti che grondano senza una certa (e congrua) misura: tutto sovrappiù e senza cali di tensione pilotata, tutto in continua tempesta di sabbia, tutto un sali-scendi inutile e po(a)sticcio(ato), tutto negli sguardi fissi e mai domi, tutto in un cast interscambiabile dove ogni volto è la fotocopia di un altro/a.
E la ‘mummia’ diventa parafrasi di un cinema riluttante e mastodontico senza idee da sviluppare ma, soprattutto, senza un minimo di ricerca nuova su immagini, volti e suspense. Di roba c’è e in abbondanza ma senza un vero nesso e con spiegazioni continue come se lo spettatore non capisse nulla.
La principessa d’Egitto Ahmanet è in un sarcofago ancora con ‘pieni poteri’: trovato il reperto viene caricato su un aereo militare e portato in Inghilterra; viaggiano con lei il mercenario di ‘archeologie varie’ Nick Morton. Il volo non arriva proprio bene a destinazione: la maledizione sembra colpire tutti. L’archeologa Jenny Halsey riceve un paracadute ma Nick si ritrova vivo con allucinazioni continue mentre i potenti poteri malefici della principessa sono più che mai ‘visibili’. Una organizzazione segreta e il dr. Henry Jekyll vorrebbero soverchiare gli antichi poteri. Le forze del male contro se stesse.
David Koepp (collaboratore dei ‘Jurassic Park’ e dei ‘Mission Impossible’ … ) è uno degli sceneggiatori del ‘fracassone’ mummificato film: tutto in accumulo continuo con poche variazioni originali. Un uso e getta senza scampo. E si legge che l’attore (appena diciottenne) Dylan Kussman che recitò ne ‘L’attimo fuggente’ (1989, di Peter Weir) si è dato alla sceneggiatura partecipando a questo ‘dark-film’ in modo non riconoscibile.
Puro intrattenimento senza nessuna pretesa dove la recitazione ironica iniziale si trasforma in una involontaria risata (a denti strettissimi) quando nel laboratorio-mostre le mummie tutte (vere o fasulle) danno il meglio con catene che di colpo diventano di burro e le facce di antichi eroi oramai imbolsite dal tempo
Mummia femminea e a doppio iride sono i segni di una voglia di spaccare lo schermo: appena fuori non ricordi minimamente tutte le inutili parole e le spiegazioni sulle crociate machiavellicamente senza senso.
Tom Cruise sembra pimpante come sempre e riesce a cavarsela con tuffi, salti, pugni e armi varie (la controfigura esiste certamente …) ma fino a quando può reggere una star con lo stesso gioco (e pare non si fermi). Russell Crowe con barba ingrigita e viso allargato non pensa di smetterla a sbraitare in un film che è lì solo per onor di firma. Ed Ecco che Annabella Wallis e Sofia Boutella guadagnano la stima di una ‘studiosa’ del set e di una ‘ammaliatrice’ dei produttori.
Si fa per dire ma è meglio specificare che gli omaggi nella pellicola sono tanti: di facile appeal. Da ‘Indiana Jones’ e la foresta con i sotterranei malefici a ‘Shining’ e gli specchi, da ‘Mission Impossible’ e le corse sfrenate a ‘La Guerra dei mondi’ e l’empietà distruttiva, da ‘007…’ e la licenza di crollare addosso al set a ‘Gli uccelli’ e la maledizione dei voli come delle cadute inopportune. Ecc…
Voto: 5/10