La promessa dell'alba: la recensione di loland10
telegram

La promessa dell’alba: la recensione di loland10

La promessa dell’alba: la recensione di loland10

“La promessa dell’alba” (La promesse de l’aube, 2017) è il quinto lungometraggio del regista-sceneggiatore francese Eric Barbier.
La passione, la voglia, l’arrivare, il seguire, la storia, la vita sempre e comunque
Sono un’anima sola madre e figlio in un susseguirsi senza sosta di eventi grandi e piccoli, di ansie e di vittorie, di conquiste e di labbra. Il giovane non bada a spese pur di convincere la sua carne; ma capita anche di dire a Romain ‘di odiare la propria madre’ in certe situazioni imbarazzanti.
‘Una donna a fianco è qualcosa che mi solleva dalle condoglianze’. Ecco che delle parole significative e al momento di una vita particolare raccontano il destino di un ragazzo oramai adulto che di sua madre ha perso le tracce tra missive lontane e un destino di morte che non conosce. Una donna che chiude la sua vita cercando, in tutti i modi e con tutte le sue forze, di incoraggiare il figlio con lettere scritte in vita per il futuro del suo Romain. Ecco un passato e un futuro che coincidono di foga, tristezza, spirito e fine tragica.
La passione, l’ossessione, la forza innaturale di una madre che vuole ricalcare e spremere tutto da un figlio. Diventerai scrittore, un pilota d’aereo, un diplomatico, un eroe, un vero francese, un ambasciatore, console, tutto può diventare il figlio, di tutto. Con una simile donna ‘appiccicosa’ e ‘stimolante’ la strada del figlio pare segnata. Fino alla fine.
E il figlio non dice mai di no. La madre è sempre vicina a lui, sempre come vera e come fantasma. Il sogno di esserci fa corsa ad entrambi tra missive, abbracci e promesse continue. Il reale è talmente impresso in Romain che la malattia e ogni gesto portano a vedere la madre Mina dappertutto.
Madre e figlio si trasferiscono in Francia (il ragazzo appena tredicenne), dalla Polonia, presagendo tempi difficili nel periodo pre-bellico con l’ondata razziale imperversante in molte parti dell’Europa. Mina è ebrea e vuole portare il figlio in una nazione che vuole ‘amare’ fino in fondo. Nel film è ridondante lo sviscerare patriottico transalpino. E Romain deve fare tutto per lei e la bandiera francese.
Si parla di una storia vera e dello scrittore Romain Gary (nella sua vita ha usato pseudonimi) che è diventato cittadino francese giovanissimo. Vita travagliata, passionale, asimmetrica, voluminosa e alla fine povera di veri affetti con una fine tragica. La ‘pomposità magnanima’ di quello che ha fatto si traduce in un viale del tramonto malinconico, triste e oltremodo irrisolto.
Il film è astratto nella concretezza viscerale di una vita corrosa e corrosiva, tra sorprese, segni, figuri, orgasmi e bellezze varie.
Lentamente asfissiante e consolante, virtuosamente sadico e arioso, in corpo una vita da donare per una madre che non conosce ostacoli.
Breve forse no, ma istericamente ripetitivo e voluttuosamente amorevole. Quando le lettere arrivano l’animo palpita e anche il destino è arrivato. Le lacrime non sdolcinate inseguono lo spettatore per un segno di commozione sincera e non banale.
Avida e generosa, ammaliante e amorevole in eccesso per un figlio che scopre di avere sempre poco e di non aver conquistato nulla. Il paradosso di una riconoscenza in morte.
Un film che nel racconto fuori schermo ha la sua forza ma anche il suo limite: forse l’escalation degli avvenimenti rendono lo spettatore compresso e libero, arioso e depresso.
Tom Hanks che corre in ‘Forrest Gump’ (1994, di Robert Zemeckis) che non smette di seguire i sogni suoi pare il contraltare di un ragazzo ‘francese’ che non sa dove corre e perché, in una strada materna impressa e mai finita.
Pierre Niney (Romain) e Charlotte Gainsbourg (Mina) duettano con grande impeto e forza e con un destino che buca lo schermo.
Regia baciata e incisiva, fluttuante e descrittiva, povera e corporea come i fatti dello scrittore francese.
(Tutte le foto e le scritte si titoli di coda fanno pensare molto su quello che la vita ci può donare e anche togliere bruscamente).
Nel 1970 è stato girato un film sempre dal libro di Romain Gary (‘Promessa nell’alba’).
Voto: 7+/10 (***).

© RIPRODUZIONE RISERVATA