Non molto convincente e a tratti noioso. Nonostante le 5 nominations per la notte degli Oscar, due delle quali strameritate ( attori protagonisti ) l’opera sulla vita dell’astrofisico Stephen Hawking e della prima moglie Jane e’ nettamente la più debole tra le 8 ( viste tutte tranne Whiplash ) che si giocheranno la statuina per il miglior film dell’anno. Non si tratta certo di un film non meritevole di attenzione anzi, ma l’esasperata lentezza unita ad una non trama tipica dei biopic di ultima generazione porta il tutto a non decollare mai. Sembra più una fiction da prima serata che un film che, almeno nei temi che poteva toccare, doveva prendere un altro indirizzo stilistico e narrativo. Il perché si capisce subito: la sceneggiatura e’ basata sul libro scritto dalla moglie dello scienziato. Scelta opinabile ed insidiosa a dir poco. Ed infatti il film e’ visto dalla prospettiva di una donna coraggiosa e amorevole, della sua scelta di stare accanto ad una persona geniale, conosciuta sana ma che la malattia ha reso quasi invalida, della sua voglia di andare avanti nonostante tutto, della sua sconfitta di fronte alla malattia degenerativa, della sua esigenza di avere un altra persona al suo fianco per sentirsi viva. Tutto bello nelle intenzioni ma poi in realtà di quello che faceva e pensava lei a noi ci interessa il giusto. Era preferibile un focus sull’uomo, sullo scienziato, sulle sue scoperte. Che nel film ci sono ma sono accessorie, complementari, quasi un ripiego per arricchire la sceneggiatura e la scrittura. Detto questo l’opera ha un valore aggiunto e merita di essere vista sopratutto per le interpretazioni di Felicity Jones ed Eddie Redmayne. Lei e’ fantasticamente forte e determinata come Jane. Lui e’ monumentale, commovente e struggente. Se si portano a casa le statuine non rubano nulla anzi
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