Non è chiaro quale sia oggi il posto di Soderbergh dentro l’industria dell’intrattenimento americano, ma è invece chiara la sua fede fuori dal tempo nel racconto cinematografico, il suo amore per il modernariato. Il regista di Sesso, bugie e videotape ha infatti prodotto e distribuito praticamente in autonomia il suo nuovo film per aggirare il sistema delle Major, eppure Logan Lucky – presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma – è un’opera popolare e di genere abbastanza tradizionale, a testimonianza che l’autonomia cercata è un principio economico tutto sommato slegato da una necessità artistica.
Siamo nel campo del puro heist movie, cioè di un film che ruota interamente attorno a una grossa rapina, ed è come se Soderbergh avesse rifatto Ocean’s Eleven con meno soldi: un terzo di Logan Lucky mostra la banda che si forma, un terzo mostra la rapina, un terzo ripete la sequenza da un’altra angolazione, svelando doppi giochi e false piste.
In questo caso il motore della vicenda sono due fratelli della West Virginia male in arnese da tutti i punti di vista, un ex promessa del football con una gamba scassata (Channing Tatum) e un reduce dell’esercito che ci ha rimesso una mano (Adam Driver), e il movente è familiare (la custodia di una bambina).
Tutto prevedibile e rassicurante, compresi i comprimari, un genio degli esplosivi che si fa chiamare “Joe Bang” (Daniel Craig) e i suoi fratelli, due improbabili redneck stolidi e ciarlieri. Il loro piano è inesorabilmente complesso – c’è di mezzo anche una evasione – e permette di nascondere dappertutto gli indizi ma soprattutto le gag (almeno una, quella del cilindro esplosivo, strepitosa), che sono il vero motore del film, visto che in definitiva parliamo di una commedia.
Dove invece la mancanza di soldi si sente è nel ritratto del contesto, la rapina va in scena durante una corsa automobilistica (campionato NASCAR), ma di automobilismo nel film c’è quasi niente, restiamo sempre nei parcheggi e nei sotterranei in compagnia dei protagonisti, ed è una scelta che toglie mordente alla quota thriller (minima).
In definitiva un passatempo per nostalgici delle rapine a Las Vegas di George Clooney e Brad Pitt, con una scrittura scorrevole, parecchie star (ci sono anche Hillary Swank, Katie Holmes, Seth McFarlane e Sebastian Stan), una dozzina di battute che vanno a segno e, in filigrana, l’America depressa e scassata, perennemente in crisi economica e di identità.
Mi piace: il mestiere di Soderbergh e quello dei suoi (grandi) attori.
Non mi piace: la crisi economica è più pretesto che sfondo, il film viaggia leggero, anche troppo.
Consigliato a chi: agli amanti degli heist movie e della commedia americana post-Coen.
Voto: 3
© RIPRODUZIONE RISERVATA