La verità nascosta: la recensione di Emilia Iuliano
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La verità nascosta: la recensione di Emilia Iuliano

La verità nascosta: la recensione di Emilia Iuliano

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona” scrisse Dante nel quinto canto dell’Inferno della Divina Commedia, descrivendo il conflitto tra morale e passione di Paolo e Francesca. Ma a volte gli amanti mettono a repentaglio anche se stessi e il loro sentimento, come ci insegna la Glenn Close di Attrazione fatale, se posseduti dal demone della gelosia. E anziché perdonare il compagno presunto fedifrago (o lasciarlo andare), lo mettono alla prova. È quello che fa la protagonista de La verità nascosta, Belén (un’intensa Clara Lago) che, schiacciata dal sospetto di infedeltà del fidanzato direttore d’orchestra (Quim Gutiérrez), finge di lasciarlo per testare la sua reazione.

(ATTENZIONE SPOILER. Per argomentare alcune osservazioni, ci siamo addentrati in alcuni dettagli della trama del film) La ragazza scopre, all’insaputa del compagno, una sorta di bunker segreto nella casa che hanno preso in affitto insieme e decide di nascondersi al suo interno, lasciando un videomessaggio d’addio fasullo. Peccato che si dimentichi la chiave. Peccato che il bunker sia completamente insonorizzato e praticamente a prova di bomba. Peccato che il nascondiglio permetta di spiare e di ascoltare chiunque si trovi al di là senza essere notato. Peccato che acqua e cibo scarseggino. E peccato soprattutto che il fidanzato si consoli presto con un’altra donna (Martina García) e la porti a vivere proprio davanti agli occhi disperati della ex, spettatrice senza difese di una sorta di Grande fratello domestico.

Il regista colombiano Andi Baiz (al suo secondo lungometraggio dopo Satanás) ci accompagna due volte sulla strada della stessa storia, vissuta prima dal punto di vista del fidanzato abbandonato e poi attraverso lo sguardo di Belén, in un suggestivo e coinvolgente gioco di metacinema, in cui la ragazza in qualche modo diventa l’emblema dello spettatore, “costretto” a un’esperienza voyeristica come in fondo è proprio quella della settima arte.
Un gioco delle possibilità parallele, tra l’altro, già esplorato in passato (seppure attraverso un unico personaggio) anche da autori di fama e mainstream, dallo sdoppiamento di Gwyneth Paltrow in Sliding Doors a quello di Radha Mitchell in Melinda e Melinda.
Qui però la sceneggiatura ha un’impronta lontanissima dalla commedia, quasi horror, ed eredita la lezione hitchcockiana della suspense, macinata soprattutto attraverso La finestra sul cortile.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
L’abile uso della suspense e l’interessante gioco di metacinema, tramite il quale la protagonista si cala nel ruolo dello spettatore in sala.

Non mi piace
La prima metà del film, seppur funzionale alla seconda, manca di mordente e abusa di cliché.

Consigliato a chi
Agli amanti dei thriller. A chi vorrebbe farla pagare al fidanzato/a, per imparare cosa si deve evitare

Voto
3/5

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