L'alba del pianeta delle scimmie: la recensione di Frenck Coppola
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L’alba del pianeta delle scimmie: la recensione di Frenck Coppola

L’alba del pianeta delle scimmie: la recensione di Frenck Coppola

Scrivere una recensione su un’ennesimo capitolo della saga fantascientifica dedicata al Pianeta delle Scimmie è per me un’impresa faraonica, il motivo è semplice e facile da individudare visto che nel tempo la saga ha avuto un declassamento di qualità veramente critico, da quel primissimo capitolo col grande ed indimenticato Charlton Heston del 1968 si è scesi via via, compreso l’episodio diretto nel 2001 da Tim Burton, in un continuo perdere colpi su colpi fino a rendere scettico me e la maggior parte della gente al momento della notizia tempo fa della produzione di questo nuovo capitolo.
Con 6 capitoli cinematografici ed qualche serie tv, un prequel sembrava praticamente un’ennesimo modo per cercare di spillare soldi a noi poveri ed illusi fan di una saga alla ricerca di una vera identità persa col primo capitolo, ma dall’esordio Usa di qualche tempo fa fino alla visione del film questa sera posso dire con grande felicità che un grande passo avanti finalmente è stato fatto.
Il regista Rupert Wyatt ed i sceneggiatori Rick Jaffa e Amanda Silver sono riusciti nell’impresa di ridare onore al grande romanzo da cui la saga è tratta, La planète des singes di Pierre Boulle, con un’inizio un pò troppo legato e fuori dai quei temi cupi cui il progetto doveva mirare, si è passati al vero e proprio capolavoro dell’inversione di tendenza, dal progressivo aumento dell’intelligenza del mitico Caesar (Cesare per noi) la trama ha raggiunto un crescendo di emozioni contrastante atte a portare lo spettatore prima ad affezionarsi e soffrire per il povero primate, poi ad odiare la ribellione con conseguente antipatia per lo stesso Caesar fino all’ amare completamente l’intero piano della specie animale che più è legata a noi dal una lontana discendenza.
Il cast dell’Alba del Pianeta delle Scimmie avrebbe potuto di sicuro avere qualche nome di spessore maggiore, James Franco è da sempre la promessa di Hollywood non mantenuta, un grandissimo talento sprecato nelle più sbagliate produzioni in assoluto a partire ahimè dalla trilogia di Sam Raimi di Spiderman, anche in questo titolo sembra lontano da dare quell’impressione di grandissima star atta a guidare un cast di semi-sconosciuti o quasi.
Il fascino indiano della bella attrice di Millionaire, Freida Pinto, sembra essersi nonostante il suo piccolo ruolo, ritagliata un’ottimo spazio nel cuore degli spettatori, poche son state le sue battute, ma ben fatte con un discreto talento, altro giovane di belle speranze, ma completamente sprecato per un ruolo molto antipatico è Tom Felton che è passato da antagonista di secondo piano di Harry Potter ad un misero guardiano di una piccola aerea biologica per primati, buono, ma non sufficiente ad innalzare la qualità del cast, l’apporto di attori del calibro di John Lithgow e Brian Cox.

Discorso completamente a parte per il cast va fatto però per un grandioso Andy Serkis, oramai l’uomo migliore per interpretare qualsiasi personaggio animale o inventato con l’uso del motion capture, lui riesce ancora una volta a stupire dopo il ruolo di Gollum nel Signore degli Anelli e King Kong di Peter Jackson, per chi non l’avesse capito la computer grafica con l’uso delle tute motion capture ha dato l’aspetto a Caesar, ma i movimenti di corpo e viso nascono proprio da lui, un vero artista.
Dopo aver parlato di croce e delizia del film, ovvero del cast, passiamo alla delizia e basta, gli effetti speciali della Weta Digital, un grandissimo passo avanti nell’uso del caption motion è stato sicuramente fatto, piccoli ostacoli esistono ancora nel cinema moderno, ma questa ennesima prova di una delle squadre degli effetti speciali più richiesta ad Hollywood è davvero da oscar, non a caso l’intera critica mondiale sembra spingere a gran voce L’Alba del Pianeta delle Scimmie verso un sicuro premio agli Accademy Awards prossimo come migliori effetti speciali, per la Weta sarebbe un grandissimo premio alla loro incredibile bravura.
In conclusione il prequel è davvero ben riuscito complessivamente, i vari aggianci ai precedenti capitoli sono stati fatti a cominciare con il lancio delle mitica missione Icarus alla quale Charlton Heston prese parte nel primo capitolo del ’68, la tela narrativa è ben tessuta e a parte la lentezza della primissima parte del film, il resto scorre alla grande, gli effetti speciali usati per questa rivoluzione dei primati da soli valgono il costo del biglietto, consiglierei prima di andar a vedere questo film di vedere qualche capitolo del Pianeta delle Scimmie in modo da poter apprezzare ancora di più il grande cambio di tendenza per una delle saghe più amate e odiate della storia.

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