L’Amore Bugiardo – Gone Girl
Come il maestro assoluto della suspense Alfred Hitchcock, anche il regista David Fincher si diverte a stare sempre un passo avanti allo spettatore e a condurlo bendato, senza che questo possa mai prevedere cosa sta per succedere.
Esperto di giochi manipolatori e un po’ sadici fin dai tempi di Seven, il nuovo re del thriller americano ha affinato la propria tecnica film dopo film, fino agli intrighi televisivi di House of Cards, e da quello stile cinico, para-mediatico ma estremamente crudele, riparte in questa nuova pellicola.
Nick Dunne (Ben Affleck) e sua moglie Amy (Rosamund Pike) sono una bella coppia giovane, sposati da cinque anni, ma proprio nel giorno del loro anniversario di nozze lei scompare, in casa un paio di segni di colluttazione, qualche schizzo di sangue, tante cose che non tornano.
Dopo lo shock iniziale nella piccola cittadina di provincia, man mano che le ore passano i sospetti della gente e dei detective locali si concentrano su quel marito così freddo e calmo, poco comunicativo, che si defila dalle veglie pubbliche e dagli appelli mediatici anziché urlare il proprio dolore in tv, come fanno tutti gli altri anche se esimi sconosciuti.
Raccontare altro della trama sarebbe un crimine, meglio fare come il sottoscritto, cioè evitare di informarsi troppo prima di averlo visto e avanzare piano, come se ci si muovesse nel buio della sala, scoprendo con divertimento perverso ogni colpo di scena delle quasi due ore e mezza di durata del film.
Perché lo dico chiaramente: per me siamo dalle parti dei grandi thriller riusciti senza riserve, con echi che richiamano i personaggi imperscrutabili e le bionde glaciali di Hitchcock o i meccanismi di intenzione e colpa del primo Polanski; il regista omaggia i propri maestri ma crea un intreccio talmente meticoloso che in mano ad altri avrebbe potuto assumere toni assurdi, basato sull’omonimo libro di Gillian Flynn che firma anche la sceneggiatura.
Quanto alla garanzia di intrigo basterebbe scorrere la filmografia di David Fincher, in cui ogni opera ricerca l’incastro perfetto tra raffinatezza tecnica (di scrittura e regia) e indagine sull’oscurità dell’animo umano, con pochissimi passi falsi.
Se le atmosfere di paranoia mediatica e narrazione sempre sul filo dell’inganno sono perfette, va riconosciuta anche la scelta di due protagonisti strepitosamente in parte come Ben Affleck, eterno ragazzone che sembra sempre a disagio, e una Rosamund Pike sorprendente.
Un brivido d’autore d’inizio anno di cui sentiremo ancora parlare.