Il regista di Seven e Fight Club realizza una visione tutta drammatica e spietata sul matrimonio. David Fincher ci illustra una realtà che scoraggerebbe chiunque ad intraprendere una vita coniugale, se il prezzo da pagare fosse quello evidenziato nel film. Ben Affleck e Rosamunde Pike interpretano Nick ed Amy, due sposini del Missouri, entrambe scrittori, che svolgono una vita matrimoniale esemplare almeno all’apparenza, fino a quando quest’illusione del matrimonio perfetto viene scalzata dalla triste realtà, celata da menzogne ed inganni infami. L’infelice verità emerge dal momento che la bella Amy scompare nel nulla, lasciando la loro casa in subbuglio e con la presenza di tracce di sangue in cucina. Il colpevole appare nell’immediato ed agli occhi di tutti, il marito, dipinto dai media come il solito uomo frustrato, che ha perso il lavoro e che sfoga la sua rabbia repressa contro la moglie inerme ed unica vittima della storia. A far ricadere ancor di più sul marito la colpevolezza della scomparsa o della presunta morte della moglie, è la notizia di una sua love story extra coniugale con una ragazzina, che sembra andare a comporre l’ultimo pezzo del puzzle su un classico episodio di femminicidio. La storia però è molto più complessa e intrigante, nonché diabolica, dai risvolti macabri e di una perfidia unica. Il detective incaricato di indagare sulla vicenda è Kim Dickens (Lui, lei e gli altri) che cerca di capire, malgrado tutto, il motivo di tutte quelle tracce, lasciate lì non da un omicida occasionale che agisce solo d’istinto, ma bensì, sembrerebbe da un’ipotetica altra persona, allo scopo di incastrare Nick Dunne. L’altro ruolo femminile è rappresentato da Carrie Coone che dopo il successo teatrale di “Chi ha paura di Virginia Woolf?”, interpreta la sorella gemella di Nick, anch’ella sospettata della scomparsa di sua cognata. Un altro personaggio chiave del film è rappresentato da Neil Patrick Harris (How I met your mother) che veste i panni di un ex fidanzato ancora invaghito di Amy, che all’epoca dei fatti rimase talmente sconcertato dall’essere stato mollato da lei che tentò addirittura il suicidio. Come nei suoi precedenti film, Fincher, non lascia nulla al caso, e realizza un altro dramma dai contorni sinistri, che lascia gli spettatori con l’amaro in bocca e la paura di tuffarsi in una relazione sentimentale. Ancora una volta cerca di analizzare quali possano essere i motivi che spingono l’essere umano a compiere azioni così perverse e che non si discostano poi tanto dalla cronaca quotidiana. La durata del film può apparire una pecca dal momento che più di due ore e mezza possono sembrar troppe, ma è probabile che l’effetto fosse proprio quello di portare colui che visiona il film a sentire il peso e il logorarsi delle vicissitudini dell’intera odissea al fine di comprenderne appieno le emozioni di una storia firmata da un grande regista.
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