Quando una passione ci travolge può rivelarci quanto sia stata illusoria la nostra speranza di poter governare il nostro destino sentimentale. Parte da queste premesse Mirca Viola, regista al suo debutto, per raccontare quanto l’amore possa essere effimero e al contempo travolgente. In un film dalle pretese ambiziose e dai toni drammatici nonostante un titolo che potrebbe far pensare all’ennesima neo-commedia all’italiana.
Stefania Rocca interpreta Germana, aspirante attrice praticamente da tutta la vita con una figlia adolescente a carico e amante di Massimo, avvocato di successo. Germana intreccia una relazione con Gianmarco, felicemente sposato con Antonia e padre. Nicole Grimaudo invece è Elisabetta, medico e donna apparentemente forte, che vive un momento di profonda crisi con il marito Aldo. Inutile dire che le loro strade si incroceranno.
L’amore fa male è un film che non convince per due evidenti problemi: una sceneggiatura senza spessore, basata su dialoghi a effetto («Perché ti droghi?». «Perché la mia vita non ha senso») e una regia che nella prima parte tenta di scimmiottare il Muccino de L’ultimo bacio e nella seconda l’Ozpetek di Mine vaganti. Dando infine vita a un prodotto di matrice televisiva, appesantito dagli indugi sulle espressioni degli attori proprio come ci si aspetterebbe da una telenovela dell’ora di pranzo. E anche il lieto fine (perché l’amore fa male, ma non al cinema), che va a rafforzare un’idea di cinema buonista e melensa, non funziona.
È all’interno di questo scenario che si muovono i molti (troppi, specie nella seconda metà) personaggi del film: l’attrice oca e svampita, che spesso non si ricorda di essere madre e pensa di svoltare avendo conosciuto un uomo di successo che la mantiene; la donna ingenua che continua a credere in un matrimonio fallito; il marito che non riesce a confessare alla moglie la propria omosessualità; l’avvocato che viene piantato dalla sua ultima fiamma e torna con le orecchie basse da una moglie decisamente meno attraente ma pronta a servirlo, da una figlia malata e un figlio con il quale vive un rapporto conflittuale; il giovane padre e marito vittima delle frustrazioni lavorative che invece di trovare conforto all’interno della mura domestiche cerca una via di fuga nelle braccia di un’altra donna. Un’umanità varia quanto stereotipata, che bene rispecchia la disomogeneità del film.
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Mi piace
La premessa su cui si basa il film e l’idea di raccontare la forza e al contempo la fragilità dell’amore
Non mi piace
La sceneggiatura inconsistente, l’utilizzo di personaggi stereotipati, una regia e una recitazione da soap opera
Consigliato a chi
Ha una passione per le storie romantiche e, nonostante tutto, a lieto fine
Voto: 1/5
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