Una giovane interprete della lingua cinese (Francesca Cuttica) viene prelevata nel suo appartamento da un misterioso funzionario di stato (Ennio Fantastichini) e portata in uno scantinato dove il fantomatico Mister Wang aspetta di essere interrogato. Si rivelerà il lavoro più folle e pericoloso della sua carriera.
Chi sia in realtà questo Wang noi non ve lo diciamo, anche se praticamente non c’è poster, sinossi o recensione del film che non ve lo spoileri. Quello che vi diciamo è che L’arrivo di Wang è un generoso tentativo di fare sci-fi a bassissimo costo firmato dai Manetti Bros., due che dai tempi di Piano 17 e della fiction Il Commissario Coliandro hanno fatto della rinascita del cinema di genere italiano la propria missione.
Quello che funziona in questo caso, sono lo spunto di partenza e l’idea produttiva: una sola location, ma effetti speciali di ottimo livello, che non a caso hanno richiesto oltre un anno di post-produzione. Quello che non funziona è tutto il resto. Nel senso che la recitazione sopra le righe di Fantastichini – su cui si regge la parte centrale, incastrata tra i due colpi di scena su cui è costruito il film – è sempre gridata, priva di modulazioni. E per di più è servita da una sceneggiatura semi-amatoriale, in cui gli stessi tre giri di parole (e un unico concetto), vengono ripetuti ben oltre i confini dell’esasperazione.
Apprezzabile, quindi, l’intento, e condivisibile la morale – che mette alla berlina i classici pregiudizi esterofili del politicamente corretto – ma per il resto rimandiamo i Manetti a settembre, quando uscirà il loro horror L’Ombra dell’Orco (in 3D).
Mi piace
Il buon livello della computer grafica, l’idea produttiva di fondo
Non mi piace
La sceneggiatura, che ripete all’infinito sempre gli stessi giri di parole. La recitazione senza sfumature di Fantastichini
Consigliato a chi
A chi ama il cinema di genere e vuole sostenere un tentativo apprezzabile
Voto: 2/5
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