Ieri, dopo una lunga riflessione sul dubbio se ne valesse o meno la pena, ho visto per la prima volta “le streghe di Salem” per la prima volta è un eufemismo in effetti, visto che è praticamente la copia identica di Rosemary’s Baby, di Roman Polański, un film del 1968 che senza dubbio ha lasciato la sua scia memorabile, e che quindi non può essere facilmente dimenticato, soprattutto dagli amanti del genere horror.
Tralasciando il palese plagio del regista Rob Zombie, che già solo il nome è un programma, mi concentrerò su alcuni aspetti che hanno fatto di questo film un effettivo disastro.
Heidi è una ragazza dai lunghi rasta biondi, decisamente “alternativa” ma che non perde occasione per dimostrare la sua seriosità e banale, a volte, consuetudinarietà.
Tutto normale per Heidi, che lavora in una radio locale, che certo non trasmette musica Lounge, fino a quando un disco in vinile non incappa nelle sue mani, probabilmente di una nuova band che vuole farsi conoscere e che ricerca il successo.
Heidi inserisce il vinile nel giradischi e parte la musica della pseudo band dei “lord”, capace di far cadere in “trans” tutte le donne della città.
Sono essenzialmente note “demoniache” per così dire, in grado di ipnotizzare così come faceva nel film di Roman Polański, la radice di Tanis.
Ci tengo a precisare che la musica dei Signori di Salem è davvero tremenda ed oscena! E che quindi molto probabilmente nessuna radio la manderebbe mai in onda, al contrario invece, di quello che avviene dove lavora Heidi.
Essenzialmente la storia gira intorno ad una combricola di streghe, che pur essendo bruciate al rogo in un lontano passato, ricordiamo per chi non lo sapesse, che anticamente, l’inquisizione credeva che l’unico modo per “purificare” l’anima di una strega fosse bruciarla viva, tornano ad incombere nel presente.
Decisamente inefficace il rogo, appunto, come ci rivelerà il film, in quanto, le streghe continuano la loro ricerca di questo qualcosa che facilmente si intuisce già dai primi minuti del film.
In realtà, ho atteso fino alla fine, con animosa curiosità il perché Heidi fosse la prescelta, convinta, che nel finale, si sarebbero scoperte tutte le carte ; cosa che in realtà non è avvenuta.
In poche parole, location infuocate, creano attacchi di termofobia, dialoghi eccessivamente blasfemi, rendono il tutto nauseante, al limite del paradosso. Il sesso, ancora una volta viene riportato sotto chiave violenta e sporca, quasi fosse il mezzo prediletto del Diavolo, per corrompere le sue vittime.
Il tutto nel lento svilupparsi e scorrere della storia, che è un misto di scene allucinate e abbaglianti ma che non ricreano l’effetto sperato.
Horror?
Neppure un briciolo.
Il mancamento non l’ho avuto neppure quando osceni manichini dalla faccia sciolta dal fuoco e vestiti da medici si presentano al cospetto di Heidi.
Tra l’altro, non amo particolarmente i deformi, soprattutto quando vengono utilizzati in un modo così perverso.
Che dire? Sembrava un film già visto, la trama era originale, forse nel 1968, ma non oggi, non adesso.
Rob Zombie, amo il tuo cognome, ma torna a fare musica. Please.
Voto complessivo, tenendo conto del plagio uno e mezzo su cinque.
© RIPRODUZIONE RISERVATA