Romantic dramedy + sci-fi: partendo da quest’elementi cositutivi d'”Her”, Jonze non inventa o aggiunge alcunché, anzi. Il regista “prende le relazioni umane da noi tutti conosciute e le porta oltre, in un mondo in cui la natura dell’amore sarà non convenzionale.” Falso: al contrario, ne mostra la monotona invarianz’antropica e post-antropica coll’immutabile decorso fra lirismo stilnovista e frasi da Baci Perugina: patemi d’amore coi quali sguazzano i Moccia e i Muccino, trasferiti nell’epoca tecnologica. Ecco spiegato il flop al box-office: budget 23 milioni di dollari, incassi 48,8. Ed ecco spiegata pure la curva del rating su IMDb, col picco dei “males under 18” (8,6) e dei “males aged 18-29” (8,2), val’a dire dei geek, e la flessione col crescere dell’età e col sesso femminile (il minimo viene raggiunto con le “females aged 45+”: 7; fonte: http://www.imdb.com/title/tt1798709/ratings). L’aspetto fantascientifico è pescato di sana pianta dal filone asimoviano: quale sarà il destino d’un’IA in grado d’evolversi, in questo caso da “Her” a “She”? “L’uomo bicentenario” (racconto: 1976, film: Columbus, 1999), “Io, Robot” (antologia: 1950, film: Proyas, 2004), “A.I. – Intelligenza artificiale” (2001) fra Pinocchio e “Astroboy”, “Eva” (Maíllo, 2011) e, perché no?, l’antesignano “Corto circuito” (Badham, 1986). Mattonata iperglicemico-cibernetica, mostruoso colabrodo di script, ma l’amore è cieco e, s’artificiale, pure ceco (“robota”, Karel Čapek 1920).
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