“But there are dreams
that cannot be
and there are storms
we cannot weather…”
Les Misérables è il riuscitissimo e drammatico musi-kolossal firmato Tom Hooper tratto dal musical evento di Claude-Marie Schönberg, a sua volta basato sul celebre romanzo di Victor Hugo.
Tom Hooper confeziona un capolavoro per gli occhi, per le orecchie e per il cuore che emoziona e conquista paradossalmente (benché abbia 43 canzoni) anche i non amanti del genere, perché “un buon film musicale è in grado di innalzare l’animo come nessun altro”, come lo stesso Hugh Jackman ha dichiarato a proposito.
Quest’opera monumentale racconta la sofferente vita di Jean Valjean che, liberato dopo 19 anni da un bagno penale per aver rubato un tozzo di pane e aver tentato più volte la fuga, tenta di raddrizzare il suo futuro. Perennemente braccato dal terribile Javert, Valjean crescerà la giovane Cosette, come promesso alla madre morente, l’amata Fantine, operaia licenziata ridotta a vendere capelli, denti e corpo per mantenere la piccola Cosette.
Quali sono i fattori che rendono Les Misèrables un kolossal di tale livello?
Sicuramente il grandissimo cast (anche enfatizzato da una regia da Oscar®, ingiustamente criticata e non considerata affatto nella stagione di premi), le meravigliose canzoni e i grandi temi che tratta.
Il cast è sicuramente uno dei migliori dell’intera annata con uno Hugh Jackman davvero notevole (peccato per lui aver trovato ai premi Oscar® il grande Daniel Day-Lewis nella stessa categoria) nei panni del travagliato personaggio di Jean Valjean. Non da poco anche il basso-baritono premio Oscar® Russel Crowe –pesantemente e ingiustamente criticato da molte recensioni, anche da un punto di vista canoro-, che invece offre una memorabile interpretazione del glaciale ispettore Javert. Strepitosa interpretazione per la stella del cast Anne Hathaway, vincitrice del premio Oscar® come miglior attrice non protagonista per la sua emozionante incarnazione della drammatica e sofferente figura di Fantine. Il suo soliloquio I Dreamed a Dream è uno dei momenti più commoventi di tutto il film, insieme al meraviglioso epilogo. Buone le interpretazioni di Amanda Seyfried/Cosette e Samantha Barks/Eponine, anche se il tocco di classe è la divertentissima coppia Helena Bonham Carter – Sacha Baron Cohen nei panni dei furfanti locandieri Thénardier, ai quali spettano i “siparietti” che creano un intervallo comico rispetto alla drammatica narrazione degli eventi.
Le canzoni nate dalla mente di Claude-Marie Schönberg sono la forza d’impatto del film. Temi dolci e drammatici come Bring Him Home, Suddenly (scritta appositamente per il film), On My Own e il brano portante, il già citato I Dreamed a Dream, temi maestosi e imponenti come Do You Hear The People Sing?, Stars, One Day More e Look Down oltre al trionfale e strappalacrime Epilogue, conferiscono potenza al film.
“Who am I?”
Primo grande tema trattato in Les Misérables è la conoscenza di sé. “Chi sono io?” è la domanda che si pone Jean Valjean nella prima parte del film e a cui troverà risposta al momento della propria morte. È la stessa domanda che si pone Javert e con la quale non riesce più a convivere dopo che Valjean gli ha risparmiato la vita. Si suiciderà per questo. “Chi sono io?” è la domanda che si pone la stessa Fantine, alla quale però ha una risposta, espressa nel suo soliloquio: è una madre che aveva un sogno, infranto dalla via che sta vivendo. È la domanda che si pone il rivoluzionario Marius (Eddie Redamyne) nel momento in cui si trova diviso tra il suo amore per Cosette e la fedeltà verso i suoi compagni di rivoluzione.
Chiaro che la domanda è anche rivolta al pubblico che dovrà trovarvi una risposta.
“To love another person is to see the face of God…”
Affermazione che non ha bisogno di molte spiegazioni, anzi è essa stessa la spiegazione del film, in quanto Valjean entrerà in Paradiso (e vedrà quindi Dio) dal momento che ha passato la vita in onore dell’amore provato per Fantine, giuratole al suo capezzale.
La tanto criticata regia non è affatto male -come sopra accennato- e sicuramente migliore di quella de Il Discorso del Re con cui Hooper vinse l’ambita statuetta, anzi i primi piani conferiscono maggior potenza all’opera.
Unica pecca di questa meraviglia sono le tanto elogiate scenografie, che si basano su delle imponenti e brillanti idee, ma che purtroppo in più di un’occasione appaiono “finte”.
“La lotta. Il sogno. La speranza. L’amore.”
Un grande cast per un grande film con una grande capacità di emozionare il grande pubblico.
“Will you join in our crusade
Who will be strong and stand with me?
Somewhere behind the barricade is there
A world you long to see?
Do you hear the people sing?
Say, do you hear the distant drums.
It is the future that they bring
When tomorrow comes!
Tomorrow comes!!”