“Les Souvenirs” (id., 2014) è il second lungometraggio del regista-attore francese Jean-Paul Rouve.
Un funerale, un nonno non visto, i genitori e la nonna anziana che aspettano un ragazzo che corre, sbaglia cimitero, scende le scale e mentre la bara è coperta ecco che Roman si fa vivo e abbraccia la nonna, la sua amata nonna che perdona il suo nipote per il ritardo alla cerimonia: ‘tuo nonno sarebbe stato contento’. Ecco in questo breve preambolo triste, ironico, gaudente e un minimo sarcastico c’è il percorso del cinema del regista francese.
Una nonna ottantacinquenne che non vuole lasciare la sua casa mentre i tre figli, tra cui il padre di Roman, decidono di portare l’anziana in una casa di riposo spacciata per un hotel di gran classe e dove lo svago è al primo posto. Non si direbbe affatto al primo impatto: un posto dove la vita è tetra mentre il suo spirito è ancora battagliero. E’ Roman che ha il filo di legame con la nonna e con i suoi genitori che per gioco di controcanto vogliono scherzare su un eventuale divorzio mentre l’appartamento di lei viene venduto a insaputa. Un giovane che annoda i tempi, riannoda i vuoti, schernisce quello che non va con modi tra il minimo e l’ottimismo di un nulla per una ragazza che vorrebbe conosce.
La morte e la vita si incontrano in questo film leggero e suadente, intelligente e persuasivo, sorridente e vacuo, triste e vitale. Per incontrarsi fuori dalle mura ordinarie e di un confine da prendere al volo. In un funerale in ritardo si può correre per non perdere il treno. Prima lui per un inizio (di una fine) e dopo lei per un altro inizio (per un fine oltre i titoli). Le scale da scendere e da risalire per due cerimonie e due nonni da amare nel ricordo di una ragazza (e pensare …’ma sei un pedofilo..’ ).
In fondo Roman vive la notte oltre il ricordo di una bara che lo fa sorniona-mente sorridere della sua vita da acchiappare per scrivere un romanzo (poi ‘con quella faccia’ come dice chi gi da un lavoro di portiere) e aspettare la ragazza dopo una dipartita è sempre un bello scherzo da prendere al volo.
‘Les’ trio gioca tra una nonna che vuole riprendersi l’infanzia, un padre appena in pensione e pensa di aggiustare tutto e un figlio che collega i pezzi rimasti con una maschera ordinaria e una vita da prendere. Roman che telefona e sorride ad un divorzio impossibile mentre l’anziana Madeleine si gode una scappatella dalla casa di riposo andando nel ricordo visitando la Normandia (dove ancore vuole frequentare una terza elementare).
E’ pur vero che la vita è fatta di cose semplici e sorprese minime ma ognuna nasconde un gesto, uno sfizio, un incontro, una storia da raccontare che s’incontrano tra sogno surreale e battute divaganti e nient’affatto persuasive. Una ripresa lungo uno spruzzo di chiose umane tra un corpo da abbracciare, una vita da salutare e un bacio da rincorrere.
Senza pretese il film è godibile pur non raggiungendo livelli di un certo tipo pur con una poesia di strada (e interni) cara ad un certo cinema francese (ma certo non raggiungendo il vero tocco di un passato da menzionare).
Scorrendo la fine, una musica aggiusta i ricordi mentre le parole in musica danno l’emozione giusta per non dimenticare ogni piccola cosa di un contatto umano. Regia semplice e poco virtuosa, da prendere per una storia che si deposita con leggerezza
Voto: 6½ /10.