Life – Non oltrepassare il limite di Daniel Espinosa (Safe House – Nessuno è al sicuro; Child 44 – Il bambino numero 44) è un film puramente convenzionale che nulla aggiunge o toglie al genere sci-fi, andando così a ficcarsi in una massa di pellicole ugualmente mediocri e dimenticabili. La sceneggiatura di Rhett Reese e Paul Wernick (Benvenuti a Zombieland; G.I Joe – La vendetta; Deadpool) è fiacca e i momenti di tensione, fatta qualche eccezione, non sono palpabili perché troppo prevedibili. Fotografia di Seamus McGarvey ( … e alla fine arriva Polly; World Trade Center; Nowhere Boy; The Avengers; Animali notturni; The Accountant). Musiche di Jon Ekstrand (Child 44 – Il bambino numero 44). L’ottimo cast, in cui eccelle Jake Gyllenhall, non serve ad elevare il livello di un prodotto scarso in partenza. Tra gli altri protagonisti Ryan Reynolds e Rebecca Ferguson.
Gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale riescono a recuperare una sonda proveniente da Marte, la quale ha prelevato dal pianeta rosso un elemento organico il cui studio potrebbe finalmente spalancare le porte della conoscenza umana ai misteri della vita. Il team di studiosi è composto dall’ufficiale Miranda North (Rebecca Ferguson), il dottor David Jordan (Jake Gyllenhall), il biologo Hugh Derry (Ariyon Bakare), il comandante Katerina Golovkina (Olga Dihovichnaya), il tecnico Sho Murakami (Hiroyuki Sanada) e l’ingegnere Roy Adams (Ryan Reynolds). Nel laboratorio della stazione orbitante l’organismo microscopico marziano (a cui viene dato il nome di Calvin) viene sottoposto a stimoli che lo risvegliano e lo portano ad agire seguendo il proprio istinto naturale di predatore. Da questo momento sarà caccia spietata all’equipaggio.
Il nuovo capitolo di Alien … no, scusate, ricomincio. Il nuovo film di Daniel Espinosa, Life – Non oltrepassare il limite, è un semplice esercizio cinematografico, il compitino che la maestra ci assegnava per il giorno dopo. Il regista svedese utilizza tutti i cliché del genere per confezionare un prodotto scarso e privo di mordente e carattere. Dall’inizio alla fine si avverte una certa piattezza che galleggia continuamente e si insinua tra i protagonisti, le cui buone interpretazioni si rivelano inutili allo scopo di migliorare un contenuto che non c’è. A dire la verità, già il trailer non faceva presagire nulla di originale e alla prova del nove la debolezza della pellicola è stata confermata. L’organismo alieno, che rappresenta le conseguenze dell’ingordigia di conoscenza insita nell’essere umano, quell’inconoscibile che deve restare tale, è immancabilmente cattivissimo e pronto a invertire le abitudini dell’uomo predatore che finisce per diventare preda. Wow!!! Ci può anche stare, per carità, ma è stucchevole assistere ad uno spettacolo così scialbo e privo della voglia di voler stupire e stimolare l’osservatore a cui invece si chiede di essere mentalmente inattivo. Dialoghi e riflessioni insipide arricchiscono il minestrone creato da Espinosa e soci. Si sa, purtroppo, come andrà la storia, chi morirà e chi avrà qualche possibilità di salvarsi. La caccia al topo intrapresa dalla forma aliena prosegue senza intoppi, con classici momenti di tensione dall’immaginabile conclusione. A parte la prestazione degli attori quello che c’è di salvabile in questo film è che è fatto apposta per essere dimenticato il giorno dopo. Espinosa, forse sperando di salvare la barca che affonda, si lancia in un quasi-credibile colpo di scena finale godibile soltanto per chi è a corto o è vergine del genere. La morfologia della creatura, il suo carattere di violento predatore adoratore della carne, nonché tutto il resto raffazzonato al fine di sembrare altro, ricordano palesemente Alien. In definitiva, Life entra di diritto nella classifica dei film da popcorn e bibite da guardare con gli amici durante una serata di pioggia. A distanza di qualche mese dal deludente Passengers e dopo la meravigliosa sorpresa rappresentata da Arrival, Life ci fa tornare con i piedi per terra e ci tiene a ricordarci di tenere a bada gli entusiasmi e che di cose brutte il genere sci-fi ce ne regalerà ancora a bizzeffe nei prossimi anni. Che qualsiasi dio in cui crediate possa aver pietà di noi e dei nostri occhi!