Limitless: la recensione di Eddie Morra
telegram

Limitless: la recensione di Eddie Morra

Limitless: la recensione di Eddie Morra

Questa vuol essere molto più di una semplice recensione, bensì anche un’elaborazione creativa “indotta” dalla visione.

I campi “oscuri” di una mente brillantemente accesa

La vita è un corridoio sinaptico dove siamo padroni nelle “svagate” ironie del suo libero arbitrio, lasciamo che s’infiltri la saggezza, ci dissuada ammantata di quella sobria eleganza che è il biglietto da visita per il rispetto sociale, c’incupiamo sbiaditi nelle nostre malinconie, assorti in contemplazioni quasi funeree o che con la morte danzano in virgulti, fulgidi ma anche tetri pleninuni dove infiammiamo la passione e il respiro dentro un “liquore ascetico”, il profumo oscillante delle gioie, i labirinti corrosivi che ottenebrano la speranza, i sogni anneriti da una realtà ingorda che li soffoca ricattandoli dietro le maschere “affabili” delle convenzioni, e ci struggiamo per gli amori, ne lambiamo i colori e poi svaniamo, in altri crepuscoli o nel permanente “cancro” di ormoni avvizziti. Viaggiamo, immaginativi, con l’arma oggi desueta della fantasia o fomentati nei nostri ardori da stoiche, battagliere lotte di rivalsa, fra nebbie di boschi “madidi” degli abomini che ci perpetriamo per sfuggirla ancora, per stanzionarci dietro barriere che ci difendano dalla virulenta, insaziabile fame dei soliti lupi. O ci agghindiamo di volti astratti che s’innerbano di dolci pacatezze per fugaci dimensioni oniriche, quello spensierato volo nei nostri anfratti insondabili, l’odore cristallino dell’anima che risale dal profondo, guaì in silenzi allarmanti, e s’immerge ora in miracolosi bagni d’estasi, nel fulgore alborico di un’agguantata esistenza che si celò, “buia” o solo asfittica, afflitta dal dolore claustrofobico di non esperirne il gusto.

“Limitless” è una favola nera, perché il buono diventa un “cattivo”, l’uomo di potere che, dall’alto del suo genio senza confini, presiederà alla “Tavola del Re” dei soliti ricchi, ben imbandita delle ostriche di una gerarchia sociale che s’è avverata e “avarizzata”. Il resto è un sibilo minaccioso subito infranto da una mente che percepisce scenari impensabili rispetto al “nemico”, da lui ignoti. Un nemico che non fa più paura, sconfitto proprio con la spada forbita di un’ineludibile illuminazione che è sfiatata nel suo “orgasmico” sfogo.

“Limitless” parte subito “accelerato”, con Eddie Morra poco dopo la medias res, proprio nel bel mezzo della vicenda, a un passo “dalla forca”, il suo tentato suicidio di un febbricitante freak di fronte al baratro della sua vita, inseguito dai “predatori”, una vertiginosa ascesa fin sull’attico di un grattacielo di Manhattan.
E poi giù, nella soggettiva labirintica di un’estenuante trip liquido per le strade di New York, alle origini dell’incubo, o del sogno.
Eddie Morra, una vita a pezzi, a cui viene donata una pillola “magica”. La sua mente si espande illimitatamente, innesca processi cerebrali talmente veloci che lo rendono disumano nei suoi recettivi impulsi. Da lì il passo è breve, una vita “sfocata” che (si) mette a fuoco. Prima ero cieco, ora vedevo, motteggia sbeffeggiandoci Eddie nel suo monologo interiore, abbacinato da occhi collegati con un virginale, fervidissimo cervello iperattivo.

Un thriller “imbattibile”, che scardina con divertente acutezza e arguto, limpido coolness style i Tempi moderni. Un’immersione ballardiana nella tragicommedia umana, dove il “buffone di corte” soverchia ogni regola e s’aggiudica il trofeo da tutti agognato.
Fra intermittenze, black-out e irresistibili villains.

– Se voglio costruire la mia carriera devo saper anche passare oltre.
– Il solo fatto che lo pensi è la dimostrazione per me che non sei pronto a fare da solo. Tu sei uno scherzo della natura. Le tue capacità sono solo un dono di Dio, o fortuna, o uno schizzo di sperma, o la svista di chi ha scritto il copione della tua vita. Non le hai guadagnate. Tu non sai quello che so io perché non le hai guadagnate quelle capacità. Ci ucciderai con quelle capacità. Le sfoggi e le spargi qua e là come un marmocchio col suo fondo fiduciario. Non hai scalato uno per uno per quei piccoli gradini scivolosi, non ti sei annoiato a morte alle raccolte fondi, non hai fatto quel primo matrimonio con la ragazza dal padre giusto. Tu pensi di scavalcare tutto con un balzo. Non hai dovuto blandire, minacciare, corrompere per sederti a quel tavolo. Tu non sai valutare bene il tuo nemico perché non hai mai combattuto. Non fare di me il tuo nemico…

Ma d’altronde…

– Ti aprirò subito una linea di credito. Vorrai toglierti qualche capriccio. Uhm…

“Limitless” di Neil Burger, tratto dal futurista “The Dark Fields” di Alan Glynn, sceneggiato da Leslie Dixon, fortemente voluto da Bradley Cooper che vi ha investito anche come produttore, è un grande film, si stampa nella fresca palpitazione delle nostre illusioni più grandi, è lo specchio “atroce” della contemporaneità che è sempre stata la nostra storia, verità inconfutabile, un gioco di simbiosi con la parte di noi che amiamo di più ma che, quasi tutti, non possono sfruttare.
E’ il delitto più abominevole che compiamo sulle nostre potenzialità a eliderci da una “semplice” cena dove sia Lui che Lei sono spaventosamente mutati.

(Stefano Falotico)

© RIPRODUZIONE RISERVATA