Lo Hobbit: La desolazione di Smaug: la recensione di ACINIdiCINEMA
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Lo Hobbit: La desolazione di Smaug: la recensione di ACINIdiCINEMA

Lo Hobbit: La desolazione di Smaug: la recensione di ACINIdiCINEMA

VOTO: Drago = tante scarpe e borse
Arriva uno dei film più attesi dell’anno e unico blockbuster natalizio se non si contano i cartoons. Lo Hobbit: La Desolazione di Smaug è il secondo capitolo della nuova trilogia dell’anello, questo significa che ho visto tutte le 2 ore e 40 di pellicola con l’ansia che da un momento all’altro potesse essere tranciato di netto, e sappiatelo, questa volta è molto peggio della prima.

La storia riprende dove ci eravamo lasciati, dopo la delusione di una sala che non si aspetta finali in sospeso come Beautiful o Dragonball. Lo scassinatore Bilbo (Martin Freeman – Sherlock) in possesso dell’anello la cui vicinanza mette lo stesso pessimo umore della dieta Dukan , lo stregone Gandalf (Ian McKellen – X-Men) e i 7 avidi nani + 5 guidati da Thorin Scudodiquercia proseguono il cammino per riprendersi il regno che è loro di diritto. Ovviamente sarà una battaglia continua contro ragni enormi con movenze da T-Rex, bestie dai denti aguzzi, orchi e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto è l’episodio in cui si rivela il feroce drago Smaug, magnificamente cattivo anche grazie alla voce “gladia” di Luca Ward (in originale Benedict Cumberbatch).

Il neozelandese Peter Jackson, esperto nei propri camei quanto Tarantino, continua a giocare in casa per una saga inattaccabile, più che per la qualità, per la quantità di fedeli che ha raccolto negli anni (non provate a criticarla). Personalmente non sono un fan del genere, ma La Desolazione di Smaug è più dinamico rispetto al predecessore, molta più azione e non ci sono spiegoni iniziali da abbiocco come ne Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato. Certo continuo a non essere così convinto che servissero 9 ore per trasporre e reinterpretare il libricino di Tolkien, ma se non altro questa volta scorre un po’ di più.

Il primo particolare che si nota a pellicola iniziata è nell’immagine, ha qualcosa di strano, e non avevo gli occhiali 3D al contrario, credo, ma dovrebbe dipendere dalle futuristiche tecnologie di ripresa utilizzate da Jackson (HFR 48 fotogrammi al secondo contro i soliti 24 – per i più tecnici). Bravo Peter, sempre all’avanguardia ma non correre troppo rispetto a noi comuni mortali, le immagini sono talmente definite da fare l’effetto “from tubo catodico to tv led” in un colpo di reni. Il risultato è un po’ troppo finto e l’utilizzo iper massiccio della CGI rende La Desolazione di Smaug simile ad un videogioco in alcune sequenze.

Oltre alle capacità degli attori già presentati in precedenza, è piacevole l’arrivo di tre star nella saga tra cui il gradito ritorno di Legolas (Orlando Bloom – La Maledizione della Prima Luna), meno simpatico e più freddo rispetto alla trilogia dell’anello, ne Lo Hobbit è ancora più spaccone, “Te lo ammazzo ioooooooo l’orco, te lo faccio vedere iooooooo l’arco, te la pianto ioooooo la freccia”. New entry anche per Evangeline Lily (Lost) nei panni dell’elfa Tauriel, magnifica anche se nella sua bocca il dialetto elfico sembra bergamasco stretto. La novità più interessante è Bard (Luke Evans – Fast & Furious 6), umano abitante di Lungolago, anche perché appare in un momento in cui la storia cambia marcia e soprattutto introduce paesaggi finalmente diversi dalle praterie o dai boschi neozelandesi. La Desolazione di Smaug non delude rispetto ai film che lo precedono ma credo che saranno più che altro i fan della Terra di Mezzo a goderne appieno. Rimane comunque una pellicola molto lunga che non cambia formula rispetto a quello che abbiamo già visto.

COSA HO IMPARATO (ATTENZIONE SPOILER)

-Nel dubbio..pungola

-Smaug è lo Zio Paperone della montagna

-L’anello ha la stessa funzione che ha il mantello dell’invisibilità per Potter

-Gli elfi sembrano vampiri usciti da Twilight

-Nano alto + Elfa bassa…si può fare

-Con la luce del sole non lo vedeva nessuno un buco a forma di chiave?????!!!!

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