Tutto dipende dall’immaginazione…
Può un sogno avverarsi per davvero? Può la fantasia entrare, uscire e poi rientrare ancora nella vita di una persona? Ci credono i bambini. Basta qualche anno, e tutto finisce. Iniziano le ansie. Le paure. I bisogni. Cresce il cinismo. La magia viene abbandonata. Ci si mette dall’altra parte della barricata. Babbo Natale diventa un’etichetta della pubblicità. Le stelle sono sporadiche sorgenti d’incontro. Sassolini un tempo ritenuti passaggi segreti per mondi paralleli, non sono che orpelli sbiaditi di un tempo che non si ha avuto la forza di far continuare a vivere. Rispondetemi tutti: è passato davvero così tanto tempo da quando eravate piccoli?
Il natale di Mary (Elle Fanning) e Max (Aaron Michael Drozin), sorella e fratello, lasciati a casa dai pomposi genitori la sera della vigilia, è ravvivato dall’arrivo dell’eccentrico zio Albert (Nathan Lane), un uomo tanto brillante quanto capace di parlare ancora il linguaggio più dolcemente sincero e fantastico. Sempre pronto a raccontare storie di fate e regalare ai nipotini qualcosa di sorprendentemente meraviglioso, come una casa di legno piena di anomali personaggi e uno schiaccianoci dalle sembianze umane. I due doni saranno l’inizio di una strepitosa avventura che porterà i giovincelli in un’altra dimensione, dominata dal malvagio Re dei Topi (John Turturro), i cui seguaci, oltre al muso da ratto, hanno le divise modello nazisti; non è un caso che invece di bruciare i libri, vengano dati alle fiamme tutti i giocattoli dei bambini. Mary è coraggiosa. Le sue lacrime trasformano il legno dello schiaccianoci in carne umana, rompendo la maledizione scagliatagli contro dalla dispotica Regina dei Topi (Frances de la Tour). Nemmeno dinnanzi alle pretese irremovibili del padre di sapere cosa stia succedendo, indietreggia di un passo. Sa di aver detto la verità. Sa di non essersi inventata nulla. Quello che le sta succedendo è reale, e lei lo sa bene. Non può non commuovere quando, rattristata, si lancia in una piccola performance canora alle parole di “Voglio stare tra i miei sogni. Lì mi sento in pace e amata. Anche se sono sola. Amo il mio mondo e ci ritornerò”. È decisa ad aiutare l’amico Schiaccianoci. E così sarà. Insieme ai giocattoli della casa regalatale dallo zio Albert, tornerà nell’altro regno.
La tredicenne Elle Fanning non sbaglia un film. Non sparirà come tanti bambini prodigio (sua sorella Dakota inclusa). Dopo gli ultimi “Somewhere” (2010) e “Super 8” (2011) di J.J. Abrams, la rivedremo prossimamente nel nuovo lavoro di Francis Ford Coppola, “Twixt” (2011). Nello “Schiaccianoci” (2010), diretto dal regista russo Andrej Končalovskij, la Mary “Fanninghiana” ha lo stesso candore dell’Imperatrice (Tami Stronach) dell’indimenticabile “La storia infinita” (1984), di Wolfgang Petersen. Il lieto fine del film è prevedibile, ma è anche una certezza per chi non ha smesso di lottare e di credere in qualcosa che non sia solo la politica o la cronaca quotidiana. E il risveglio di Mary, tornata nella propria dimensione, non può che diventare la leva con cui ricominciare a vivere un nuovo mondo.
Ma perché tutt’intorno c’è solo il deserto e un marchingegno che ti chiederà insistentemente di abbandonare i tuoi sogni? E se rifiuterai di farlo, la tua vita sarà diversa. Forse più pura, ma anche molto più solitaria. Mantenere intatta la scintilla primordiale di certe emozioni e sensazioni senza scendere mai a compromessi con la propria identità, dovrebbe essere naturale per chiunque. Almeno tu, adesso, puoi fare una cosa davvero strabiliante? Chiudi gli occhi e fai un bel sogno.
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