Lo Schiaccianoci: la recensione di Francesca Romana Moretti
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Lo Schiaccianoci: la recensione di Francesca Romana Moretti

Lo Schiaccianoci: la recensione di Francesca Romana Moretti

Il Natale si avvicina e con ecco arrivare nelle sale una serie di pellicole per famiglie, il primo film ad uscire in ordine di tempo è Lo Schiaccianoci. Il film, basato sulla fiaba del 1816 che ispirò Chaikovskij, alla fine del 1800, a comporre le musiche per l’omonimo balletto, è una pellicola live action con degli inserti in CGI. Ambientano nella Vienna di fine 800, vede protagonista la piccola Mary (Elle Fanning) che riceve per Natale uno schiaccianoci magico, da parte dello Zio Albert (Nathan Lane), che durante la notte si anima e conduce la bambina in un mondo meraviglioso popolato da giocattoli animati. Non è tutto rose e fiori però, perché il magico mondo dello schiaccianoci è minacciato dal Re Topo (John Turturro) che, aiutato dal suo esercito e dalla sua perfida madre (Frances de la Tour), vuole bruciare tutti i giocattoli per oscurare il sole.

Già dopo le prime scene ci accorgiamo che non assisteremo ad una versione “tradizionale” de Lo Schiaccianoci e se lo scopo del regista era quello di realizzare una “storia nuova” che andasse oltre la fiaba originale, è stato raggiunto. Quel che lascia perplessi è la ricetta scelta: il film ovviamente è stato pensato per i bambini ma all’interno ci sono almeno un paio di scene un po’ troppo “horror”, decisamente impressionanti per i più piccoli.
Il film si segue con distacco, i personaggi e le atmosfere non riescono a coinvolgere lo spettatore. L’unica eccezione è l’interpretazione di John Turturro in un’insolita veste canterina e ballerina, il cui Re Topo, che strizza l’occhio a Andy Warhol (consentiteci anche qui un po’ di perplessità), risulta il personaggio meglio delineato.

Un discorso a parte va invece fatto per gli aspetti tecnici quali la scenografia, i costumi e il make up. Riuscitissime le ambientazioni steam-punk della Vienna dominata dal Re Topo e dal suo esercito di ratti, che rimanda all’esercito nazista. La città, che ad un certo punto ci potrebbe vagamente ricordare un’ “affollata Silent Hill”, disseminata di altoforni, è sporca di fuliggine, caotica, abbandonata a se stessa, e rispecchia perfettamente il clima di terrore a cui è sottomessa. In contrapposizione, la Vienna reale esprime, attraverso dettagli architettonici tipici della Secessione Viennese (Otto Wagner e Joseph Hoffmann) e artistici (le stampe giganti di Klimt) presenti nella casa di Mary, la fase di rinnovamento che attraversò la città tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900.

Lo Schiaccianoci insomma risulta un film che, anche se parte dai buoni propositi del regista di “svecchiare” una classica fiaba attraverso elementi innovativi e a volte trasgressivi, purtroppo, per la molteplicità di elementi introdotti, non riesce fino in fondo nel suo intento, diventando di difficile comprensione per i più piccoli a cui è destinato.
E se da un film di Natale vi aspettate colori, allegria e spensieratezza all’uscita della sala, quel senso di serenità tipica dell’infanzia, sappiate che non è questo il caso.

Leggi la trama e guarda il trailer del film

Mi piace
Le scenografie e la realizzazione della versione steampunk di una Vienna nel pieno del suo splendore. Il make up dei topi, perfetto ed estremamente realistico.

Non mi piace
Le canzoni create appositamente stravolgendo le musiche originali. Il poco coinvolgimento emotivo, che di solito è un “must” di ogni film di Natale

Consigliato a chi
A chi è appassionato della fiaba ed è curioso di vederne una trasposizione cinematografica

Voto: 2/5

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