Quanto è difficile essere un genio? Ma soprattutto: quanto è difficile se hai appena 10 anni?
T.S. Spivet (Kyle Catlett) è così intelligente che l’Istituto Smithsonian di Washington, inconsapevole della sua giovane età, gli ha attribuito un ambitissimo premio scientifico. Ma T.S. è anche un bambino che vive in un ranch sperduto del Montana, tra montagne, capre e campi di pannocchie. Il padre (Jakob Davies), un anacronismo vivente, ha il corpo e l’anima di un cowboy del vecchio West; la madre (Helena Bonham Carter) è un’entomologa sempre alla ricerca di qualche specie rara; la sorella (Niamh Wilson) sogna di diventare reginetta di bellezza e il fratello gemello, sua nemesi, è una copia in miniatura del papà, e trascorre le giornate sparando alle lattine.
Quando l’equilibrio domestico viene travolto da un tragico avvenimento, ogni componente della famiglia reagisce a suo modo, ma l’unico tratto che li accomuna è il “non parlarne mai”.
Sicuro di essere ormai diventato invisibile all’intera famiglia S.T. decide di recarsi da solo a Washington per ritirare il suo premio. Sale così su un treno merci che lo condurrà in un viaggio attraverso l’America, nel tentativo di lasciarsi alle spalle il dolore, e di poter essere finalmente e totalmente se stesso.
Jean-Pierre Jeunet porta sul grande schermo il racconto di formazione di Reif Larsen Le mappe dei miei sogni, pubblicato nel 2009, e lo fa regalandoci un’avventura on the road, condita dallo stile unico che lo contraddistingue. I colori e i toni sono quelli della fiaba, le scenografie sono un arzigogolo di dettagli, la voce fuori campo un contrappunto sofisticato e divertente.
Il regista di Il Favoloso Mondo di Amelie si conferma così ancora una volta un visionario e un sognatore, capace di coinvolgere ed emozionare con un linguaggio sofisticato ma accessibile.
Nel complesso un film per adulti e bambini, che ci lascia con un interessante interrogativo “geometrico”, lo stesso che si pone T.S. nell’ammirare i grattacieli maestosi delle metropoli che tocca durante il suo viaggio: come possono gli esseri umani creare tanti angoli retti quando i loro comportamenti sono così contorti e irrazionali?
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Mi piace: l’atmosfera sognante e fiabesca.
Non mi piace: il mix di generi, a tratti un po’ caotico.
Consigliato a chi: ama le atmosfere trasognate
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