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Lo stravagante mondo di Greenberg: la recensione di Gabriele Ferrari

Lo stravagante mondo di Greenberg: la recensione di Gabriele Ferrari

Caso più unico che raro di film gradevole nonostante la detestabilità del suo protagonista, Lo stravagante mondo di Greenberg – il cui titolo italiano già prevediamo creare parecchie false aspettative – vorrebbe essere una commedia nera incentrata sulla crisi di mezza età dell’eponimo Roger Greenberg, ex musicista fallito divenuto carpentiere. Vorrebbe, perché il film sfiora soltanto il territorio della risata (grazie soprattutto al cast di supporto, tra cui il sempre eccezionale Rhys Ifans nei panni del migliore amico di Roger), raccontando invece la vicenda piccola e squallida di un uomo egoista ed egocentrico, maniaco dell’ordine e con un talento unico nel ferire le persone senza provare rimorsi. Nel dipingere Greenberg, incapace di accettare che la vita e la gioventù lo abbiano lasciato indietro, il regista Noah Baumbach evita i facili espedienti comici, preferendo far specchiare il suo protagonista negli occhi di Florence (Greta Gerwig), assistente personale del fratello di Roger, dolce e smarrita ventenne-o-poco-più con un (probabile) glorioso futuro da musicista davanti a sé. Florence è, a tutti gli effetti, il Greenberg di vent’anni prima, libertina per noia e quasi per dovere e bersaglio privilegiato della cattiveria di Roger. Quello che accade tra i due, che sia amicizia, amore o solo sesso, è riflesso di quel che prova Greenberg per se stesso: affetto, attrazione, rimpianto, odio e confusione.
Non è facile giudicare un film che si regge più sulle eccezionali prove d’attore e su dialoghi ai limiti del post-moderno che su una vera e propria trama. Dimenticate fabula e intreccio, assorbite la regia ruvida e studiatamente sciatta di Baumbach, godetevi questo omaggio a Woody Allen (quello di Io e Annie) e Jim Jarmusch (Broken Flowers, soprattutto) e fatevi sorprendere dal miglior Ben Stiller di sempre.

Leggi la trama e guarda il trailer di Lo stravagante mondo di Greenberg

Mi piace
Ben Stiller e Greta Gerwig regalano prove eccezionali. La mano di Baumbach è quella di un regista talentuoso.

Non mi piace
La trama è vaporosa e inconsistente, un pretesto per parlare di due persone (Roger e Florence) le cui idiosincrasie e disfunzionalità non tutti riusciranno a sopportare.

Consigliato a chi
A chi ama Woody Allen, Jim Jarmusch e Wes Anderson, a chi odia Ben Stiller e vuole ricredersi, a chi non ha paura di empatizzare (o provare a) con un personaggio quasi impossibile da amare.

Voto: 4/5

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