Di film sulle dive e sul divismo è piena la storia del cinema, da Viale del tramonto in giù. Come d’altra parte di pellicole su ex criminali che provano a tornare sulla retta via rompendo con il proprio passato. Sarebbe quindi facile derubricare London Boulevard a polpettone di generi e idee già masticate. Facile e sbagliato.
Più che un’unica storia, London Boulevard è una raccolta di situazioni unite da un fil rouge: la vita post-carcere di Mitchell (Colin Farrell), ex truffatore in cerca di riscatto. Strattonato dagli ex compagni di malefatte (con un Ben Chaplin mattatore), attratto dalla possibilità di redimere – anche sentimentalmente – una stella del cinema decaduta e agorafobica (una spettrale Keira Knightley), Mitchell è un uomo con un piano, ma senza la minima idea di come realizzarlo. La sua indecisione, che per quasi tutto il film tracima nell’inerte accettazione di qualsiasi evento accada, rispecchia il vero limite dell’opera: provare a essere troppe cose insieme. Un po’ crime story all’inglese, un po’ celebrazione della decadenza di un’icona pop (si veda lo sguardo sciupato della Keira Knightley in carne e ossa che si scontra con la sua immagine perfetta rimandata dai cartelloni pubblicitari), London Boulevard ricorda un film di Guy Ritchie nel quale l’eroina ha preso il posto della cocaina e lo spleen britannico quello dell’umorismo cafone.
Nonostante la schizofrenia, comunque, non manca l’unità stilistica. Ognuna delle (numerose, forse troppo) sottotrame è soffocata da un’opprimente atmosfera di squallore, che non risparmia nessuno, dall’agente sballato dell’attrice (David Thewlis, con tanti saluti a Harry Potter) al capo dei criminali interpretato da Ray Winstone, in un ruolo che ricorda quello di Jack Nicholson in The Departed (non è un caso che l’esordiente regista William Monahan sia anche lo sceneggiatore premio Oscar per il film di Scorsese). London Boulevard è un film che profuma – puzza – di sobborghi inglesi, dalla fotografia grigio fumo/verde muffa alla colonna sonora cool che oscilla tra antico (Rolling Stones) e moderno (Kasabian). È anche un film volutamente spiazzante ed episodico, in cui è difficile entrare se non si empatizza con il personaggio di Mitchell.
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Mi piace
La regia di gran classe di William Monahan. Le interpretazioni di Farrell, Knightley e Winstone.
Non mi piace
Una certa confusione di sceneggiatura. Qualche sequenza dimenticabile.
Consigliato a chi
Ha amato in egual misura The Departed, The Snatch e Viale del tramonto.
Voto: 3/5
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