L'ora legale
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L’ora legale

L’ora legale

Salvo e Valentino (Ficarra e Picone) sono cognati e vivono a Pietrammare, un paesino della Sicilia dove lavorano insieme in un chiosco della piazza principale. Pierpaolo Natoli, marito della sorella di Valentino e cognato anche di Salvo, è un uomo limpido e dalle specchiate virtù morali, che decide di candidarsi a sindaco del paese correndo contro Patané, storico primo cittadino di Pietrammare, notoriamente corrotto e immerso fino al collo negli agi di una cultura politica spregiudicata e clientelare. Salvo fa campagna elettorale per Patané nonostante la parentela con Pierpaolo, sostenuto invece da Valentino…

Si può ancora parlare di politica nella commedia (all’) italiana chiamandola per nome e cognome, con sarcasmo e un pizzico di sfrontatezza? Accade di questi tempi sempre di meno, eccezion fatta per i film di Checco Zalone, che non a caso il paese reale lo richiamano in sala in massa, e per qualche altro sparuto e isolato esempio. Eppure il nuovo film di Ficarra e PiconeL’ora legale,  dimostra che è possibile, un approccio alla politica di casa nostra sincero e puntuale, fresco e calzante, onesto e anche un po’ sorprendente, nonostante qualche limite di scrittura e alcune ingenuità.

L’ultimo film da registi del duo di comici siciliani è infatti un’incursione paradossale e solo in apparenza caricaturale nelle ipocrisie e nelle trappole insite nella retorica dell’onestà e della novità portata avanti, in Italia, dall’aspirante classe dirigente. La satira della coppia si concentra così su uno temi cruciali del dibattito pubblico nostrano, ironizzandovi sopra con disincanto e amarezza e facendo un discreto passo avanti rispetto agli ultimi Anche se è amore non si vede Andiamo a quel paese, ben più incolori rispetto ai loro pirotecnici esordi.

Il meccanismo comico che si accende dopo la vittoria a sorpresa del candidato più onesto, interpretato da Vincenzo Amato, ai danni del disprezzabile Patané di Tony Sperandeo, mette alla berlina l’antropologia di un paese dalla coscienza civica quantomai debole e contraddittoria, inconsistente e fallace: perdere i propri piccoli, quotidiani privilegi sembra non piacere davvero a nessuno e il passaggio dalle parole ai fatti è un baratro nel quale nessuno vuole lanciarsi. Nell’Italia sospesa tra il pragmatismo fumoso e (dunque) costretto a fare un passo indietro di Renzi e quello sbandierato ma altrettanto involuto del Movimento 5 Stelle, Ficarra e Picone interrogano l’uomo comune e le sue ordinaria meschinità, trovando, nella loro galleria di maschere siciliane, anche un’insolita cattiveria, ampiamente certificata dal pessimistico finale.

Parla di una paralisi etico-morale, L’ora legale, che tuttavia convince meno, dal punto di vista  strettamente cinematografico, quando si appoggia su gag risapute e dal taglio troppo cabarettistico, che talvolta si ripetono ciclicamente senza graffiare a dovere, stemperando un po’ troppo spesso la cattiveria di cui si diceva nell’esile farsetta. Anche il contrasto tra il bonario Valentino e il truffaldino Salvo appare un po’ usurato, senza contare alcune scelte di casting fin troppo didascaliche (Amato vs. Sperandeo, in primis), un passaggio finale forse troppo semplicistico e dei personaggi scritti approssimativamente, come l’inutile e sciatta figurina di politico romano interpreta da Alessandro Roja, inconsistente e non in grado di pungere a dovere la sfera della politica nazionale con lo stesso acume con cui il duo raffigura i propri conterranei.

Mi piace: la voglia di scomodare il presente della politica italiana con sincerità e cattiveria, oltre all’efficacia del meccanismo della sceneggiatura (scritta, tra gli altri, con i bravi Edoardo De Angelis e Nicola Guaglianone)

Non mi piace: le troppe gag cabarettistiche e il politico romano di Alessandro Roja

Consigliato a: i fan del duo comico e a chiunque abbia voglia di ridere con amarezza dell’Italia di oggi

Voto: 2/5

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