Louisiana (The Other Side): Letizia Lara Lombardi
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Louisiana (The Other Side): Letizia Lara Lombardi

Louisiana (The Other Side): Letizia Lara Lombardi

Quando si pensa agli Stati Uniti i primi luoghi che vengono alla mente sono New York, Los Angeles, San Francisco, le spiagge, i musei. Ma non esiste solo quel lato dell’America: ne esistono molti altri. Per esempio, quello delle persone dimenticate dal governo, dove si vive alla giornata e dove drogarsi è l’unico modo per trascinarsi alla fine delle ventiquattro ore. È di quest’America che parla Roberto Minervini in Louisiana (The Other Side). E probabilmente dovremmo parlare di sides, perché nel suo film documentario sono due le storie che s’intrecciano: una più personale, quella di Mark, e una fatta di uomini stanchi di lottare per un paese che non li ringrazia. Minervini cerca di raccontare un’umanità nascosta, due facce dello stesso paese, due punti di vista diversi che vanno però nella stessa direzione. E ci riesce in maniera delicata e cruda allo stesso tempo: la sua regia è intima e priva di giudizi, dove il disagio lascia spazio all’empatia.

La necessità di essere ascoltati, ha permesso a Minervini di raccontare le storie dei protagonisti in maniera pura, genuina. Da un lato c’è Mark, vive in una roulotte e sopravvive a lavoretti, soprattutto spacciando metanfetamine casalinghe. La sua vita l’ha messo davanti a una prova dietro l’altra: la galera, la malattia della madre, la morte del fratello. È lui stesso a raccontarci, a volte a parole, a volte solo con uno sguardo, quanto quella che sta vivendo non possa considerarsi libertà, e che l’unico modo per raggiungerla sia disintossicarsi e andarsene da West Monroe.

L’altra faccia della Louisiana, invece, è rappresentata da un gruppo di giovani, alcuni provenienti dall’esercito, altri con la sola voglia di farsi sentire: una militia, un gruppo di paramilitari che ha scelto una vita radicale, che rischia di condurre al fanatismo. Il concetto di sicurezza nazionale è mutato dopo l’11 settembre, questa rottura ha creato l’altro lato, una barricata oltre la quale l’unico scopo è la sopravvivenza.

Conclusasi la trilogia del Texas, che ha portato a Minervini premi e riconoscimenti nel mondo del cinema documentario, il regista si apre a un nuovo stato, ricco di sfaccettature e incongruenze. Un luogo dove il tempo ha fretta di passare e le persone faticano a stargli dietro. Il direttore della fotografia, Diego Romero, aggiunge un tocco di classe alla storia: la luce, che quasi in maniera biblica, porta pace, redenzione.

L’acqua può considerarsi il filo conduttore che scorre tra le due facce della stessa medaglia. Da un lato purifica e dall’altro unisce, fortifica. Un viaggio lungo un paese allo sbando, ma dove il senso di libertà è ancora forte e l’emancipazione è un traguardo a cui ambire.

Leggi la trama e guarda il trailer

Mi piace: il limbo che racconta Minervini può essere letto come uno specchio della società moderna e non solo come documento etnografico indispensabile a comprendere uno spicchio di mondo.
Non mi piace: alcune scene troppo crude che rischiano di sfociare nell’esibizionismo.
Consigliato a chi: ai cinefili che hanno amato la trilogia del Texas e che vogliono osservare da vicino un mondo a noi quasi sconosciuto.

Voto: 4/5

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