Trumbo narra la storia dell’omonimo scrittore americano Dalton, comunista in un periodo storico in cui questa parola negli U.S.A. significava traditore: sono gli anni ’50, il post Seconda Guerra Mondiale e la florida carriera, la stessa vita di Trumbo sono sconvolte dall’ House Committee on Un-American Activities: la galera prima, l’oblio professionale poi, per lui e un pugno di colleghi impossibilitati a lavorare, in quanto comunisti.
E’ forse un pagina intima della storia americana, e per questo può perdere di potenza negli schermi nostrani…eppure, proprio perchè è una pagina poco nota ai più merita la vostra attenzione; vi colperà la visione decisamente alternativa di John Wayne, da sempre visto come un eroe americano, così come l’impeto del giovane Kirk Douglas.
La famiglia Trumbo ha una parte importante nel film, così come il modo in cui Dalton si rapporta con loro; gli scontri con la figlia ormai adolescente dal suo ritorno di prigione che lo mettono davanti a uno specchio; il lavoro che lo logora dentro e lo distoglie dagli affetti.
Il cast è di tutto rispetto, ma al di là di Brian Cranston, che si avvicina notevolmente con la mimica e i costumi al vero Trumbo, non si può non mettere davanti a tutti John Goodman, che semplicemente si divora ogni scena in cui è presente nella parte del produttore di B-movies Frank King, il primo a far lavorare sotto pseudonimo il nostro protagonista.
Va detto che Trumbo soffre di qualche dilungaggine, ma la storia di quest’uomo, che per diversi anni ha dovuto rinunciare al proprio nome per continuare a lavorare, costretto a vedere il proprio Oscar ritirato da altri, è una lezione di libertà e merita la visione.
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