L'ultima ruota del carro: la recensione di Stefano94
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L’ultima ruota del carro: la recensione di Stefano94

L’ultima ruota del carro: la recensione di Stefano94

VOTO: 5,5/10
L’ultima Ruota del Carro, di Giovanni Veronesi, è un film che segue le vicende dell’instancabile Ernesto Marchetti. Nato negli anni ’60, Ernesto è proprio figlio del suo tempo: lavoratore dalle energie inesauribili e voglia di fare. L’intera vicenda ripercorre la sua vita: a partire da quando era bambino e giocava a palla con gli amici fino ai giorni nostri. In questa panoramica Ernesto conoscerà i vari volti dell’Italia, e imparerà a destreggiarsi, un po’ come Pinocchio, tra chi vuole gabbarlo e chi vuole aiutarlo.

Il film, girato nel 2013, vede protagonista Elio Germano, sublime interprete di Romanzo Criminale, Magnifica Presenza e Come Dio Comanda, nei panni di Ernesto. Affiancano Germano Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis e Alessandro Haber, rispettivamente nei panni della moglie Angela, del migliore amico Giacinto e del Maestro.

Veronesi ci offre un interessante spaccato dell’Italia dagli anni ’60 fino ad oggi, guidandoci attraverso un tour di cambiamenti che hanno squassato il nostro paese. L’eroe del film, Ernesto, sembra essere l’unico raggio di luce in una terra di sotterfugi.

Il regista però non ha saputo ben utilizzare le sue carte, lasciando il film un po’ sterile. Veronesi ha dipinto un’Italia troppo nera. Ha messo il mantello da eroe sulle spalle di Ernesto rendendolo il paladino di tutte le cose buone, rendendo tutto il mondo intorno, in maniera troppo marcata, cattivo. Il buon animo di Ernesto tende ad oscurare gli altri personaggi della vicenda, a cominciare proprio dalla moglie Angela. La donna al suo fianco tende ad essere semplicemente sua moglie, di nome ma non di fatto; ricalca sì il modello di moglie anni ’80, ma rende il personaggio a lungo andare inutile. Per non parlare poi del migliore amico Giacinto; anche lui si contrappone in maniera troppo evidente a Ernesto. Giacinto segue le mode, va dove vanno i soldi. Proprio per seguire i soldi e la vita agiata Giacinto abbandonerà l’impresa di traslochi di Ernesto. Tutti i lavori che però Giacinto seguirà durante il film gli faranno percorrere un ciclico benestare/guai con la legge, rendendo la vicenda scontata.

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