Dopo il John Nash di A Beautiful Mind, l’Alan Turing di The Imitation Game e lo Stephen Hawking de La teoria del tutto, ecco arrivare sui grandi schermi la storia vera di Srinivasa Ramanujan, matematico indiano dalle umili origini, ma dal genio infinito (per l’appunto).
Protagonista de L’uomo che vide l’infinito Dev Patel, attore reso famoso al grande pubblico da The Millionaire. Insieme a lui, Jeremy Irons, che veste i panni del professore G.H Hardy, matematico inglese sopra le righe che invita Ramanujan a Cambridge e gli permette di pubblicare il suo lavoro.
Il film diretto da Matthew Brown e tratto dalla biografia L’uomo che vide l’infinito – La vita breve di Srinivasa Ramanujan, genio della matematica scritta da Robert Kanigel nel 1991, narra la storia vera del matematico, arrivato in Inghilterra nel 1913, e del suo rapporto con il suo mentore, vero fulcro del biopic.
Il regista ci mostra la vita dell’affascinante e prodigioso uomo indiano, dalle virtù matematiche così straordinarie da essere definite quasi “divine”, e il suo scontrarsi con la rigidità degli austeri professori universitari di Cambridge, che fin da subito, a eccezione di Hardy, un divertente Bertrand “Bertie” Russel e John Edensor Littlewood, si oppongono con tutte le loro forze all’arrivo di Ramanujan in Inghilterra e non lo ritengono capace di tali scoperte.
La narrazione di questo romantico incidente (come lo descrive lo stesso Hardy all’inizio del film) è resa ancora più sensazionale dalla fotografia, nelle mani di Larry Smith (Eyes Wide Shut) e dalle scenografie, accuratissime, di Luciana Arrighi (Premio Oscar per Casa Howard): la combinazione tra i due talenti ha donato un aspetto realistico e straordinario ai luoghi del film. Dai campi di fortuna allestiti all’interno del Trinity College durante la Prima Guerra Mondiale alle stanze di Hardy e Ramanujan, tutto è curato nei minimi dettagli.
Una storia vera di un incontro tra due spiriti opposti, ma affini, che diedero vita ad alcune delle scoperte più importanti del mondo moderno.
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Mi piace: Le atmosfere oniriche che rendono la storia vera quasi magica.
Non mi piace: La complessità degli argomenti trattati, ma solo perché comprenderli a fondo renderebbe tutto più semplice.
Consigliato a chi: Agli appassionati di biopic e a chi è rimasto affascinato da film come A Beautiful Mind, La Teoria del Tutto e The Imitation Game.
Voto: 4/5
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