C’era un tempo in cui veniva prima Zack Snyder di Cristopher Nolan. Era il 2007 e il fenomeno “300” fece conoscere a livello mondiale non solo Gerald Butler ma anche un regista innovativo e rampante. Nolan aveva già lanciato “Memento” e soprattutto “Batman Begins” ma era ancora un po’ acerbo per la fama che da li a poco “Il Cavaliere Oscuro” gli avrebbe accreditato. Qualche anno dopo eccoli insieme attorno al solito tavolo, Snyder ormai laureato fumetto/fantasista, in cabina di regia, Nolan addirittura già icona vivente, alla cassa in veste di produttore e collaboratore di lusso. Il progetto non è da prendere sottogamba: si torna agli allori, il remake del supereroe per eccellenza, Superman. Si parla di kolossal, il cast è importante. Il trailer, a dir poco, intrigante.
Compito sempre delicato ma è tempo (cinematograficamente) di supereroi. Il filone Marvel insegna, quello DC Comics non vuole proprio essere da meno. La trilogia Batman ha lasciato inevitabilmente un segno indelebile, una nuova concezione sul come riscrivere e adattare un soggetto fumettistico. E’ per questo che ci si aspetta un lavoro con i fiocchi, perché la visione dark di Nolan può adattarsi imperiosamente in questo progetto. Il trailer sembra correre sui binari giusti. Ma sarà davvero così?
Brevemente Superman. Kal-El, figlio naturale di Jor-El e Lara, viene spedito sulla Terra mentre il loro mondo, Krypton, collassa su se stesso. Atterrato nella cittadina di Smallville in Kansas, viene cresciuto dalla coppia di contadini Kent, Jonatan e Martha. Con il nome di Clark, il bambino cresce senza conoscere le sue origini, né le sue caratteristiche aliene. Una volta cresciuto e accettato la sua diversità, vaga per il mondo alla ricerca di risposte. Scoperto quindi che il padre lo ha investito portatore di speranza per li popolo che lo ha adottato, dovrà fare i conti con il perfido Generale Zod, animato dalla cieca convinzione di una nuova era per l’intero Krypton, costruita sulle fondamenta della Terra.
Colpo d’occhio. A caldo c’è qualcosa che ci stuzzica ma non capiamo subito che cos’è. Ci vuole un pochino ma poi ci accorgiamo che Superman è un eroe fuori tempo. I confronti inevitabili con i modelli moderni di Iron Man, Hulk, Batman e via dicendo, pesano un po’ sulla datazione del personaggio. Siamo di fronte all’eroe per come lo conosciamo. Superman è di fatto, uno, se non il primo, supereroe che incontriamo nella vita. Mantello rosso, la S sul petto, i pugni al cielo, il salvatore della patria. Oltre 70 anni di storia lo condizionano. Snyder e Nolan non osano stravolgere i fatti ma ritoccano, piuttosto bene, il corso degli eventi.
La regia di Snyder è ambigua. Di fronte ad un frenetico ma meticoloso incipit iniziale costellato di effetti speciali e scenografie digitali imponenti dove la ricostruzione di Krypton spadroneggia, il taglio “scattoso” e i primi piani ravvicinati faticano non poco a farsi apprezzare dallo spettatore. I cambi di scena sono netti, non ci sono momenti trascinati, buon merito di un adattamento molto fumettistico. Lo svolgersi della trama è impregnato da flashback ambiziosi, stilisticamente interessanti. Lo sfondo, il comparto tecnico, è altamente spettacolare in ogni sua parte, gli effetti sonori pregevoli e la colonna sonora dell’ormai incommentabile Hans Zimmer, da urlo. Il cast è farcito di nomi impressionanti quali Crowe, Kostner, la Adams e Fishburne. Si ma Superman?
Henry Cavill appunto. Giovane emergente dalla prestanza fisica (troppo?) perfetta. E’ la scelta di Snyder dal 2011, il primo attore non americano ad impersonare l’eroe con il mantello. Carriera ancora fresca, si trova di fronte al salto della morte. Reggere il colpo, tenere la scena di un lavoro così importante può mettere in difficoltà chiunque, è umano. Superman invece è un alchimia ben definita dove convergono forza e buonismo, poco carisma, anzi nullo, in confronto a Tony Stark per esempio. Non ha la battuta facile, non è arrogante. E’ un buono, punto e basta. Per un personaggio che sembra non chiedere troppo a livello recitativo, c’è il doppio rovescio della medaglia. I suoi poteri, il rapporto con Lois Lane, il doppio confronto paterno, così diverso ma così simile quando si tratta di apprendere i valori importanti della vita. Tutto è gestito a due facce. Per fortuna, dico, il film non è monosuperman.
Ma questa apparente fortuna sembra del tutto casuale. Più che scelte tecniche di regia, qualche vuoto emotivo di troppo è dovuto ad una sceneggiatura “bucherellata”. Nonostante le oltre due ore di proiezione, restano lacune che meritavano il giusto approfondimento. I tagli temporali iniziali, stilistici si, ma al limite del confusionario. Le scene d’azione, eccellenti certo, ma infinite. Clark Kent? Improvvisato contadino giramondo quando dovrebbe apparire su qualsiasi cartellone pubblicitario in veste di modello. Il Daily Planet? Buttato nella mischia come fatto dovuto con un Perry White totalmente anonimo. Il cast è stellare ma nessuna stella brilla sulle altre eccetto un sorprendente Michael Shannon nelle vesti del villain di turno, il generale Zod. Cavill è tutt’altro che da bocciare ma paga una gestione del personaggio poco sopra la sufficienza. Il tocco di Nolan non c’è, o almeno non quello che ci aspettavamo. La prima parte di film lascia troppo presto la strada all’action in salsa americana dove le distruzioni sono all’ordine del giorno e i buoni vincono sempre e comunque. Un traguardo banale che rende il film un po’ troppo lineare.
Ma difetti, difettucci o difettini a parte, è oltraggioso parlare de “L’uomo d’Acciaio” come di un film insoddisfacente. Snyder ha ricreato un reboot a sua concezione dove l’ impronta è ben calcata. Occhi e orecchie vengono ampiamente ripagati da un bagaglio tecnico perfetto. Superman si farà guardare senza ammirare ma ci basterà in fondo.
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