L'Uomo d'Acciaio: la recensione di Rocken
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L’Uomo d’Acciaio: la recensione di Rocken

L’Uomo d’Acciaio: la recensione di Rocken

Di Superman nessuno sentiva la mancanza dopo il non riuscito lavoro del pur Bravo Bryan Singer nel 2006 con Superman Returns. Eppure la notizia che L’Uomo d’accio avrebbe avuto al timone Christhoper Nolan
e sopratutto il regista visionario Zack Snyder accese le speranze di tanti cinefili.
Dopo parecchia attesa il frutto delle fatiche di questi due mostri sacri del cinema contemporaneo è finalmente giunto, e a discapito dei suoi diversi punti nolenti, è comunque destinato a lasciare il segno, sia perche distanzia di parecchi punti il film di Singer sia perchè
rappresenta il punto di partenza del primo crossover stile Marvel da parte della sua eterna rivale DC Comics.
Con una piccola meta-analisi mi preme sottolinerare fin da subito i pezzi da novanta della pellicola:
-La trama (almeno fino allo scontro tra Superman e il Generale Zod), perche originale, ricca di nuovi e interessanti spunti,
in particolare l’incipit di Krypton che entusiasma e fa battere il cuore per il suo alto tasso sia adrenalinico che “storico” che emotivo
(con una piccola mascherata critica al genere umano per come sta gestendo oggigiorno le risorse naturali).
– Gli effetti speciali e le scene d’azione che quasi sempre incantano, coinvolgono e intrattengono in puro stile comic film. In particolare qua mi riferisco alle tecnologie aliene,
al costume di superman, al prologo Kryptoniano e alle scene “combattute”.
– Le interpretazioni di, in primis, Michael Shannon (grande prova! Credibile e odioso come supercattivo e con una mimica facciale “super” perfetta per l’occasione);
Henry Cavill (sontuoso nell’interpretare un superman quanto mai denso di morale positiva, voglioso di fare il giusto e ottenere la fiducia di colore che che vuole aiutare, gli umani);
Russel Crowe (perfetto nel ruolo di padre saggio e istruttivo pronto a aiutare il figlio Kal e a mostrargli la via da prendere anche solo tramite l’immagine della sua coscienza).
E i punti deboli? purtroppo c’è nè sono e fanno perdere tono al film relegandolo notevolmente sotto moti gradini ai Batman di Nolan e ai lavori di casa concorrente Marvel (in particolare The Avengers e Iron Man 3):
– Gli ultimi 10 minuti di film, con lo scontro tra Superman e Zod che si risolve in modo più che mai apatico per il palato dei fans dei comic films, e la scena conclusiva che lascia senza pathos (fatta eccezzione per una gran bella micro sequenza che coinvolge il piccolo Clark Kent, e il padre e la madre Jonathan e Marta.)
– I cambi d’inquadratura che tolgono linearità alla pellicola e che impediscono di gioire visivamente di uno di quelli che è il pezzo forte di Superman, i suoi voli (è infatti sopratutto nelle sequenze di lievitazione del protagonista che questo deficit si nota).
Con esaustività Man of Steel si merita un 7 pieno e lode.

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