Ma Ma - Tutto andrà bene: la recensione di loland10
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Ma Ma – Tutto andrà bene: la recensione di loland10

Ma Ma – Tutto andrà bene: la recensione di loland10

“Ma Ma. Tutto andrà bene“ (Ma Ma, 2015) è il decimo lungometraggio del regista di San Sebastiàn Julio Medem.
Penelope Cruz produce un film in cui ci mette la faccia in tutti i sensi parlando di un tema che sul grande schermo può essere facilmente ridicolizzato. Un’attrice che non disdegna argomenti di facile ‘appeal’ (seppur non trova il giusto passo o la pellicola giusta sempre).
Un film e una storia che dovrebbe avvincere dall’inizio alla fine ma il tema, importante non ci sono dubbi, non riesce a penetrare completamente in tutto lo sviluppo narrativo. Il pathos è a intervalli e le sequenze sembrano già pilotate: gli sconvolgimenti sembrano uno stacco tra una sequenza e l’altra e l’algoritmo coinvolgimento non è sempre ben congegnato. Una trama non ben assortita negli accadimenti che procura lentezza e bassa attenzione: la malattia è irrappresentabile ma la regia e i modi sinceri del cast dovrebbero dare il meglio (certo non sempre gli attori sono quelli giusti ma forse anche i registi…).

Magda (Penelope Cruz) è una mamma apprensiva per suo figlio, non ha niente da dire per il suo uomo-professore che si dà alla vita con sue allievi (l’età non conta per divertirsi), non ha paura di vivere e una sua visita presso il suo ginecologo riserva una notizia che non avrebbe mai voluto sentire.
Arturo (Luis Tosar) è un amico incontrato per caso ad una partita di calcio dove gioca Dani (Teo Planell) ; il ragazzo gioca bene a dire dell’osservatore ma un rigore si può sempre sbagliare per una mamma distratta dal pallone ma con bei altri problemi.
Magda e le sue visite, Magda e il suo seno, Magda e il tumore; una prevenzione durissima, la testa rasata, il passo incerto, il volto che cambia e gli occhi che reggono l’impatto per una malattia terminale. Restano sei mesi e la gravidanza porta la notizia di una Natasha che arriva da molto lontano. Adottare una bambina, perdere una figlia, non avere più moglie ma una nuova vita può avere molti padri.
Arturo non ha più nulla dopo figlia e moglie, Arturo vuole un po’ di affetto come la madre disoccupata e un figlio che ha bisogno di un padre trovandone uno senza rendersene conto.

E’ un film dove gli accadimenti negativi sono tanti senza un perché e il melodramma viene spinto sull’acceleratore ma i freni non sono quelli giusti e il ‘romanzo di famiglia’ inciampa e non crede fino in fondo a se stesso. Le inquadratura paiono distanti da ogni atto e i vigori narrativi appaiono molte volte piatti. Il battito del cuore è in prima fila (e insistito più volte) come a dire che la vita è in ogni istante fino ad un epilogo in cui nulla si vede: i suoi colpi si inseriscono nello schermo creando un effetto domino quasi opposto. Le pulsazioni emotive non riecheggiano come il pulsare del muscolo interiore.
La chemioterapia, l’operazione al seno, il taglio e la protesi, la preghiera e il pianto, il silenzio e una donna senza speranza. Tutti temi che nel film non ardiscono ad un impegno di grande partecipazione reale. I Dardenne o un Almodòvar avrebbero fatto (certamente) di meglio: il problema che un film deve avere una motivazione vera e non un falso motivo per avere la partecipazione (di commiserazione) dello spettatore in sala.
Elogio ad un’attrice che crede nel ‘prodotto’ ma che non ha dalla sua tutto quello che ci vuole per avere un’ottima riuscita (come non essere dalla parti di ‘Philadelphia’ o di ‘Un medico, un uomo’ per intenderci). Ironia della sorte: mentre si svolge un europeo di calcio (2016) ecco che le immagini festose vanno sulla finale del 2012 con la Spagna vincitrice (e una Magda che esulta plasticamente i suoi connazionali).
In tali tipi di pellicole l’errore è un qualcosa da evitare (assolutamente): ad un certo punto si ha la percezione di scambio tra il seno malato o l’altro. Destro o sinistro? O lo specchio della camera ci confonde?
L’aggiunta del sottotitolo nella distribuzione italiana è (alquanto) fastidiosa e, soprattutto, inutile. Perché verrebbe da chiedere? Tutto andrà bene? Per forviarci, per cercare solidarietà nel pubblico o per altro? Ma…h!
Voto: 5+/10.

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