Machete: la recensione di Gabriele Ferrari
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Machete: la recensione di Gabriele Ferrari

Machete: la recensione di Gabriele Ferrari

Non è facile recensire Machete. La tentazione sarebbe di analizzare seriamente il sottotesto politico e la critica sociale insiti nella vicenda dell’ex agente federale trasformatosi in rivoluzionario. Magari anche riflettere sul ritratto della violenza che emerge dal film: da cartoon se perpetrata dai buoni, spietata e crudele se proviene dai cattivi (nessun dubbio su chi sia chi). Ma la verità è che, forse, a rimanere tradito sarebbe lo spirito con cui è nato il progetto. Machete è, prima di tutto, un film divertente, parossistico, esagerato e autoironico. «Machete don’t text», «Machete non manda i messaggini», cioè la battuta di Danny Trejo sull’incapacità tecnologica del suo personaggio, campeggia già su magliette e cappellini in tutta America, e passerà alla storia più dell’agghiacciante momento in cui il senatore McLaughlin (Robert De Niro) fredda con il sorriso sulle labbra un immigrato messicano che sta attraversando il confine. La scena di nudo-non-nudo di Jessica Alba sotto la doccia, il comico Cheech Marin nei panni del prete con fucili, il mitragliatore montato sulla Harley di Machete: sono queste le immagini iconiche del film di Rodriguez, forse del suo intero cinema, fatto di omaggi ai grandi del passato (qui siamo in territorio mexploitation, ovvero un sottogenere di nicchia all’interno di un sottogenere di nicchia) e di una continua gara con se stesso, per superare in assurdità e impatto visivo la trovata della scena precedente. Qui sta la forza di Machete, e al contempo il suo limite: chi è disposto ad accettare le regole citazioniste e ombelicali di un film nato e cresciuto come divertissement potrebbe avere trovato il suo nuovo culto. Agli altri si consiglia invece di girare al largo.

Leggi la trama e guarda il trailer di Machete

Mi piace
Un cast stellare e che dà il meglio di sé. La solita regia di Rodriguez, sporca e stilosa allo stesso tempo.

Non mi piace
Qualche passaggio a vuoto nella sceneggiatura.

Consigliato a chi
Apprezza l’autoironia, il citazionismo, le strizzate d’occhio e l’ultraviolenza. A chi ama Rodriguez, insomma.

Voto: 4/5, oppure 2/5, a seconda della fazione a cui appartenete.

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