Machete (2010) – la Giustizia non parla la lingua dei muri… – Sangue a fiumi. Sparatorie. Ingiustizie e vendette. Duelli mortali. Micidiali donne sexy. Sono i poco originali ingredienti di Machete, di Robert Rodriguez. Versione macho-messicana del “tarantiniano” Kill Bill (2003-04). Il film, presentato nel giorno di apertura della 67° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (2010), è curiosamente uscito nelle sale italiane più di otto mesi dopo, il 6 maggio 2011. Misteri del Grande Schermo.
Un ex-agente federale (Danny Trejo), dopo aver perso la propria famiglia a causa della troppa onestà, suo malgrado si ritrova coinvolto in un intrigo tra politica, traffico di stupefacenti e omicidi. Ma mentre l’Hartigan di Sin City (2005, sempre di Rodriguez) combatteva la sua crociata tutto solo contro il sistema, Machete Cortez troverà dei formidabili alleati, ed è pronto a rimettere ordine nella sua vita e contro le ingiustizie di persone senza scrupoli.
Viscido all’inverosimile è Stillman (Don Johnson), tenente di frontiera che spara senza rimorsi a chiunque cerchi di passare dal Messico agli Stati Uniti, incluse donne incinte. Duello all’ultimo sangue tra Steven “mono-espressione” Seagal e l’eroe messicano a denti stretti, in un duello katana vs. machete. Bob De Niro invece, dopo la poco convincente performance in Manuale d’Amore 3, torna nel ruolo che meglio gli si sposa, quello del duro/malvagio/inflessibile, che ha fin troppo proposto. E qui lo presenta per l’ennesima volta nei panni del senatore McLaughlin, uomo della destra americana, deciso a montare una messinscena con tanto di finto attentato alla sua vita pur di essere rieletto e continuare i suoi biechi traffici, cavalcando la teoria degl’immigrati visti come parassiti.
In Machete il gentil sesso è ben rappresentato da tre ottime attrici. La troppo sottovalutata Lindsay Lohan, di cui la stampa pettegola sa solo interessarsi alla vita privata, qui impugna una fittizia tonaca da suora e pistola. Michelle Rodriguez è la combattente per la libertà Luz, supersensuale in pelle attillata con tanto di caricatore legato alla gamba e mitra imbracciato; l’ex-elicotterista di Avatar è talmente femmina fatale da far soccombere una dea di bellezza com’è Jessica Alba. E appunto quest’ultima, con un passato da eroina no global nella serie televisiva “Dark Angel” (2000-2002), interpreta l’agente governativa sull’immigrazione Sartana Rivera. Presto capirà che Legge e Giustizia non parlano sempre la stessa lingua. E la sua arringa in piedi su una macchina a una folla per niente intenzionata ad ascoltarla, farà capire che è arrivato il tempo di agire.
Negli Stati Uniti come in Italia ci sono politiche che scaricano sull’immigrato i problemi di un’economia che va a rilento. E ci sono signori che credono che con il protezionismo le cose cambieranno. E ci sono insulsi esseri umani che sfruttando altre nazioni, gettano solide basi per la povertà al di fuori delle proprie mura, costituendo così le basi per un esodo di massa. E quando frotte di immigrati arrivano nel presunto “mondo opulento”, che cosa trovano, ammesso che riescano a entrare? Cancelli. Controlli. Umiliazioni. Proiettili. Razzismo. Ministri che li denigrano dicendo che dai barconi sbarcano con le scarpe firmate. Trovano personaggi che ricoprono importanti ruoli istituzionali che li invitano a levarsi di torno con espressioni volgari.
Cosa succederebbe se un giorno i vostri figli dovranno bussare a una porta e dall’altra parte ci sarà solo un mirino puntato contro di loro? Quel mirino che voi avete contribuito a creare? Che cosa pensereste? E cosa risponderanno quelli dall’altra parte? Saranno benevoli, o si rifiuteranno di avere pietà? Siamo ancora in tempo per fermare questa accecante corsa d’interessi e odio. Siamo ancora in tempo per correre audaci verso quel muro, e sbriciolare per sempre ogni singolo pezzo.
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