Maestro: Bradley Cooper, a great director is born? La recensione del film su Leonard Bernstein da Venezia 80
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Maestro: Bradley Cooper, a great director is born? La recensione del film su Leonard Bernstein da Venezia 80

Il film racconta la storia dell’intensa, coraggiosa storia d’amore, scaturita dalla lunga relazione tra Leonard Bernstein (Bradley Cooper), ritenuto uno dei più grandi direttori d’orchestra e compositori di tutti i tempi e autore delle musiche di West Side Story, e la moglie Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Carey Mulligan)

Maestro: Bradley Cooper, a great director is born? La recensione del film su Leonard Bernstein da Venezia 80

Il film racconta la storia dell’intensa, coraggiosa storia d’amore, scaturita dalla lunga relazione tra Leonard Bernstein (Bradley Cooper), ritenuto uno dei più grandi direttori d’orchestra e compositori di tutti i tempi e autore delle musiche di West Side Story, e la moglie Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Carey Mulligan)

Maestro film Bradley Cooper Carey Mulligan
PANORAMICA
Regia
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Fotografia
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Colonna sonora

Maestro racconta la storia dell’intensa, coraggiosa storia d’amore scaturita dalla lunga relazione tra Leonard Bernstein (Bradley Cooper), ritenuto uno dei più grandi direttori d’orchestra e compositori di tutti i tempi e autore delle musiche di West Side Story, e la moglie Felicia Montealegre Cohn Bernstein (Carey Mulligan), che fu legata al celebre musicista da un matrimonio d’amore che dovette affrontare i numerosi amanti di lui, che era omosessuale, e si ritrovò a fare i conti con un carattere turbinoso e non facile.

Alla sua seconda regia dopo il successo planetario di A Star is Born, anch’esso da lui diretto e interpretato accanto a Lady Gaga, Bradley Cooper scommette nuovamente sulle sue capacità registiche in un film, distribuito da Netflix, che è un dolce e spietato tour de force romantico e musicale immerso in un bianco e nero perlaceo di notevoli eleganza e nitore formale, avvolto in un preciso arco temporale che si fa anche un racconto laterale degli Stati Uniti dagli anni ’40 agli ’80.

Il film, in Concorso a Venezia 80, somiglia a una sorta di controcampo più arthouse e raffinato del precedente film di Cooper, con il quale condivide il cuore del racconto: la tormentata storia d’amore tra due figure artistiche segnate dalla reciproca passione ma anche da un talento bruciante e, pertanto, difficilmente gestibile attraverso traiettorie convenzionali.

Lo stile è epico e avvolgente e trasuda tutta la passione di Cooper per la materia, che arriva da un lontano dato: a casa dell’attore, quand’era ragazzo, si ascoltavano infatti diversi album di musica lirica e classica e lui stesso ha dichiarato di aver passato ore a immaginare di dirigere un’orchestra, mettendoci tutto l’impegno di un bambino di otto anni e ascoltando di continuo, in particolare, proprio un’incisione di Leonard Bernstein.

Prodotto da Martin Scorsese e Steven Spielberg, che aveva a lungo accarezzato l’idea di dedicarsi al progetto prima di virare sul suo autobiografico The Fabelmans e di cederlo dunque all’amico Cooper, smanioso di confrontarsi con una figura così centrale per la sua formazione, Maestro è un film per certi versi convenzionale, un esempio di method acting all’americana in cui a brillare, oltre all’impaginazione impeccabile, è anche la trionfante bravura dei due interpreti, perfettamente amalgamati.

Se Cooper, molto somigliante a Bernstein con un make-up prostetico di assoluto livello, conferma di saper padroneggiare sfumature assolutamente mature e sfaccettate come interprete, a stupire per l’ennesima volta è la solita Carey Mulligan, attrice di razza abituata a personaggi fragili e sfaccettati, ma non per questo non fieri, e tendenti all’auto-determinazione (la nomination all’Oscar per entrambi, nonostante le polemiche che hanno investito il film per il naso del protagonista, è praticamente blindata).

A partire dal libro Famous Father Girl: A Memoir of Growing Up Bernstein, e con il placet della famiglia e della figlia Jamie Bernstein, Maestro dà vita a un racconto minuzioso e mai sensazionalistico, che gestisce con equilibrio un materiale umano e artistico flagrante e a tratti incandescente fino a sfociare, col giusto tatto, anche nell’esplorazione della malattia e dei suoi strascichi. A impreziosire il cast anche la sempre brava Maya Hawke nei panni della figlia maggiore di Bernstein e un’ulteriore chicca sono i titoli di coda, assolutamente da gustare nella loro interezza.

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Foto: Sikelia Productions, Amblin Entertainment, Lea Pictures, Fred Berner Films

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