La Francia degli anni ’30 diventa l’ultima location del film di Woody Allen, il regista abbandona nuovamente la tanto amata Manhattan per realizzare la sua nuova commedia in Provenza, tra sole e profumo di lavanda, che la rendono una delle mete più suggestive in cui voler vivere. La trama e il significato del film è tutta nel titolo “Magic in the moonlight” (la magia al chiaro di stelle), adducendo a pensare come le stelle possano evocare magia quando le si osserva, ma al tempo stesso il loro luccichio può trarre in inganno, creando illusioni e sensazioni che si fondono con la realtà. Il nostro protagonista Stanley Crawford è interpretato da Colin Firth (Il discorso del re), vestendo i panni di un famoso illusionista inglese che per vivere incanta la gente con i suoi spettacoli di magia. La sua famosa arte di creare e mascherare incondizionatamente qualunque illusione viene chiamata in causa per cercar di svelare l’inganno, lì dove sembra davvero non esserci. Il mistero che dovrà cercare di portare alla luce è rappresentato da Sophie Baker interpretata dalla graziosa Emma Stone (The amazing spider-man), che svolge il ruolo di una sensitiva, che con il suo fascino e le sue sedute spiritiche cerca di contattare persone scomparse da tempo e di portare alla luce segreti mai stati svelati e che solamente lei è grado di evocare. Lei, donna passionale e seducente, vive parlando di spiritualità e di un mondo terreno coeso all’aldilà, in stretto contatto con ciò che non può essere spiegato con la logica ma solo attraverso le sensazioni. Lui, invece, uomo, cinico e pragmatico nel giudicare tutto ciò che lo circonda, vive come se tutto al mondo potesse essere spiegato con l’indice di razionalità e boriosità che lo contraddistingue. Il rapporto tra i due scivola in un vortice di utopia e realtà, lusinghe ed abbagli, con l’amore a fare da mediatore. Il geniale artista americano ci ha abituati a ben altro, in questa commedia non traspare nulla di originale eccetto il paesaggio che lo fa da sfondo, la storia non sembra regalare la magia menzionata nel suo titolo e la superficialità con cui viene elaborata la trama non lo rende di certo un film all’altezza dei suoi precedenti. Nonostante risulti una commedia per nulla brillante, i due attori protagonisti dimostrano un certo feeling, calandosi perfettamente nelle rispettive figure di buon ammaliatrice lei e spietato realista lui.
© RIPRODUZIONE RISERVATAMagic in the Moonlight: la recensione di Donato Prencipe
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