Magic Mike XXL: la recensione di Mauro Lanari
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Magic Mike XXL: la recensione di Mauro Lanari

Magic Mike XXL: la recensione di Mauro Lanari

I rinvii al riscatto redentivo com’in “Flashdance” (1983) e “Striptease” (1996) sono meno calzanti di quelli a un talent com'”Amici”, quando la De Filippi più pruriginosa si facev’affiancare da Busi, o a un reality come “L’isola di Adamo ed Eva” condotto da Luxuria. Fors’il referent’appropriato è il dating show di “Uomini e donne”, indirizzat’a un pubblico più adulto, o megli’ancora un contraltare dell’antesignano “Colpo grosso” (1987-1991). “Cogliamo l’attimo”, “viviam’al top momento per momento”, si dicono gli stripper/”cin cin boys” nella sceneggiatura di nuov’ispirat’all’esperienze lavorative di Channing Tatum a 19 anni. Profilmico e filmico, storia e racconto viaggiano all’unisono, di conseguenza la struttura “on the road” è pretestuosa per un film senz’una vera trama né un ver’epilogo: “punteggiato da pit-stop in differenti sfumature di rosa (ogni tappa introduce una diversa tipologia di donna)”, è un affastellarsi di tanti siparietti, una sequela d’aneddoti per la gran parte poco significativi e altrettanto poco memorabili a parte forse la coreografia freestyle d’apertura con Mike che, “solo soletto, ced’al richiamo dell’esibizionismo e si lasci’andare a piroette e mosse lascive fra trucioli e seghe elettriche ascoltando il pezzo hip hop Pony”. Il regist’alle dipendenze di Sodebergh, qui produttore esecutivo, montatore e direttore della fotografia, avrà pure mirato a un target sia femminile che gay, ma il taglio documentaristico non è indirizzat’all'”ossessione tutt’americana per il divertimento fugace”: in questo “buddy movie” di 35enni che parlano, pensan’e agiscono d’adolescenti paninari si scorge bene il sempiterno “carpe diem” universale, il Giovenale del “panem et circenses”, anche se più brutalment’espresso in “penem et circensens”. La soundtrack non include “Sign o’ the Times” (1987) di Prince ed è giusto così, che senso avrebbe tirar’in ballo, nudi o no, Zeitgeist & “genius saeculi” per un’invarianz’antropica? “Genere dramedy”: già, azzeccatissimo.

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