“Prima che il sole tramonti sul suo sedicesimo compleanno, ella si pungera’ il dito con la punta del fuso di un arcolaio, e cadra’ in un sonno simile alla morte. Un sonno dal quale ella mai si destera’!”
Non sono facili i rapporti fra il mondo delle creature magiche, difeso dalla fata Malefica (Angelina Jolie), e il vicino mondo degli umani, i quali vedono i loro bizzarri vicini con timore e con la bramosia di scoprirne le ricchezze. Ma gli esseri fatati sanno difendersi, e quando il sovrano che domina il vicino regno, il battagliero re Enrico (Kenneth Cranham) decide di muovere il suo esercito contro di loro, viene duramente battuto. Ferito gravemente, il sovrano promette la corona a chi gli portera’ le ali di Malefica, la principale artefice della sua sconfitta, e subito si fa avanti uno dei suoi paggi, l’ambizioso Stefano (Sharlto Copley), che conosce Malefica fin dall’infanzia e a cui era legato da una profonda amicizia, ma che ora non esita a tradire, approfittando di quel vecchio legame, in nome del potere e del riscatto dai passati anni di miseria. Quando Malefica scopre di essere stata mutilata proprio dall’ex-amico a cui era rimasta legata dopo tanti anni, il suo cuore si trasforma in pietra e giura eterna vendetta contro Stefano, nel frattempo asceso al trono; una vendetta che finira’ col coinvolgere la figlia del nuovo re, la dolce Aurora (Elle Fanning), la quale subira’ la famosa maledizione dell’arcolaio nella celebre scena del battesimo.
Tutti conoscono quest’ultima scena, rappresentata nella fiaba de “La Bella Addormentata” di Charles Perrault e nell’omonimo film d’animazione che la Disney fece ispirandosi ad essa nel 1959. Ma questa pellicola, diretta dall’esordiente Robert Stromberg, si discosta molto sia dalla fiaba che dal film precedente proprio perché sceglie di assumere il punto di vista di colei che era considerata la cattiva per antonomasia di questa storia. In questo film Malefica non e’ più una icona del male, la strega malvagia capace di maledire la protagonista della fiaba solo per non essere stata invitata al suo battesimo, ma e’ una personalita’ intrinsecamente buona e gentile, capace di commuoversi per un ramo spezzato, destinata a trasformarsi in un essere malvagio a seguito di un grave torto ad opera dell’unico umano che abbia amato. Tuttavia la sua bonta’ non scompare di colpo e verra’ risvegliata proprio dalla figlia del suo nemico, nel frattempo allontanata da Stefano per sottrarla al pericolo e adottata da tre fate incredibilmente pasticcione e del tutto incapaci di occuparsi di una bambina, al punto che e’ la stessa Malefica ad occuparsi di lei, instaurando cosi’ un legame destinato a solidificarsi nel corso degli anni, dando il via a un processo di anabasi che permettera’ a Malefica di ritrovare quella che era un tempo.
E’ proprio il personaggio di Malefica il perno centrale del film di Stromberg, grazie alla mirabile recitazione della Jolie, al punto da dare il nome alla pellicola: un personaggio che sembra uscito dalle antiche leggende sulle divinita’ adorate nelle religioni precristiane, figure dai caratteri prettamente femminili e incarnanti la figura della madre, ed e’ proprio una madre cio’ che finisce col diventare la protagonista nei confronti prima delle creature magiche di cui e’ la protettrice e poi della principessa Aurora, oggetto prima di odio perché frutto dell’ infedelta’ e del tradimento e poi di amore in quanto quest’ultima e’ una bambina dotata della rara capacita’ umana di non odiare l’inconsueto ritenendolo una minaccia ma di accettarlo in quanto tale.
E’ in questo contesto che va ricercato il senso della pellicola, nel rapporto fra queste due figure femminili capaci di trovarsi in uno scenario magico e incontaminato (frutto anche del disegno degli sfondi realizzato da Eyvind Earle), di legare tra di loro e di superare i momenti piu’ difficili con la forza dell’affetto e della stima reciproci in una alleanza che sembra escludere gli uomini in quanto incapaci di vedere oltre il proprio rancore e i propri interessi personali, con la parziale eccezione del principe Filippo (Brenton Thwaites), il cui bacio non e’ pero’ sufficiente a risvegliare Aurora dal suo sonno eterno, e di Fosco (Sam Riley), il braccio destro di Malefica e suo grillo parlante (e non e’ neppure un uomo, ma un corvo).
Il senso del film va ricercato proprio in questo, nella capacita’ insita nelle persone, e specialmente nelle donne, di non lasciarsi guidare solo dal rancore anche dopo aver subito una pesante ingiustizia (in questo senso l’amputazione della ali di Malefica da parte di Stefano va letta come una metafora degli abusi subiti dal gentil sesso per secoli) ma di restare coerenti con se stessi e di perseguire cio’ che ritengono giusto a prescindere dalle ambizioni e pregiudizi di ognuno. Coloro che vedranno questo film e lo riterranno una eresia rispetto ai predecessori dovrebbero tenerne conto prima di esprimere sentenze lapidarie.