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Manuale d’amore 3: la recensione di Riccardo M.

Manuale d’amore 3: la recensione di Riccardo M.

Noia. Fisso l’omino di luce bianca su sfondo verde sopra la porta d’emergenza. Noia. Leggo la scritta Exit che campeggia nel buio neanche fosse la luce infondo al tunnel. Noia. E’ l’unica parola che rimbomba nella mia mente mentre guardo Manuale D’amore 3. Veronesi e la sua terza fatica, di cinque previste (ci auguriamo di no) delude. Non si ride, non ci si emoziona, nulla ci fa riflettere, le tre età dell’amore sono inutili quanto un ventilatore al polo nord. Eppure il cast è pomposo, Bellucci, Scamarcio, Placido, Finocchiaro, Solarino, Chiatti, Verdone e De Niro. Si, proprio lui, il caro vecchio Bob. Un patetico e triste uomo di mezza età, ahinoi, lontano anni luce dai fasti tenebrosi di Taxi Driver e Toro Scatenato. Mi piace pensare che “baciare-la-Bellucci” fosse nella sua lista delle “dieci-cose-da-fare-prima-di-morire”. Mi piace pensare che si trovasse fra “vincere-un-Oscar” ed “apparire-in-una-puntata-dei-Simpson”. Mi piace immaginare che abbia pensato (perdonate il refuso) che un’altra occasione così “non-l’avrebbe-avuta-più”. Altrimenti non mi spiego il perché abbia accettato di recitare in questo nostrano filmetto. Per fortuna nel finale arriva la coppia Verdone-Finocchiaro che da soli tirano su di qualche punto i voti dei cine-criticoni come me che, comunque, resta al minimo sindacale. Veronesi ha fatto meglio e sa fare meglio. Qui è poca roba. Poi, finalmente, arrivano i titoli di coda, tiro un sospiro di solievo, apro la porta ed esco. Da vedere se siete patetici e tristi uomini di mezza età. (scritto anche su CINEMATRA Blog)

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