Maria regina di Scozia: la recensione di loland10
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Maria regina di Scozia: la recensione di loland10

Maria regina di Scozia: la recensione di loland10

“Maria, regina di Scozia” (Mary Queen of Scots, 2018) è il primo lungometraggio della regista inglese Josie Rourke.
Film glassato, intasato, soporifero e scandito. Film implosivo, piaciuto, denso e attonito.
Tra religioni e politiche, Roma papista e Protestantesimo, cattolicesimo e anticlericalismo, dispute e sangue, corone e consigli, i popoli scozzesi e inglesi hanno molto da dire e da battagliare.
Matrimoni ingannevoli, nozze guidate, figli da volere e un erede che vale una nazione, bellezza e verginità, volti scomposti e sterilità. Da Enrico VIII…il lungo filo che unisce la diatriba vera e sanguinosa di due regine. La divisione delle terre e i confini, inglesi, scozzesi e gallesi….antichi dilemmi e antiche storie che spaventano e scaraventano la vita oltre una morte che nessuno avrebbe voluto. Il tornaconto, le rivolte, i giochi doppi, il voltarsi dall’altra parte in alto loco portano ad una fine di una ‘Regina’ che non si discosta da un suo credo e non rinnega certe magnificenze.
Dove trovi il potere, l’arguzia, l’intelligenza e la bramosia insieme ecco che la verginità può diventare sinonimo di leggerezza e alquanto blasfema per creare discendenza senza compiacereste troppo. Accordi senza troppo gloria e un figlio erede che s’abbatte sopra ogni mesta lealtà.
La storia di Maria Stuarda (1542-1587) da regina di Scozia a regina di Francia, giovanissima, fino a tornare nella sua terra combattendo ‘ferocemente’ contro l’altro potere della corona di Elisabetta I (sua cugina). Una ‘guerra’ di religioni e di territori che porterà alla fine tragica della ‘bellezza’ giovane di una donna ‘forte’ e ‘misteriosa’ allo stesso tempo.
La grande diatriba tra Elisabetta I Regina dì Inghilterra e la cugina Maria (Stuarda) Regina di Scozia sfodera nel racconto filmico una forza e un vigore mai leggeri. Un gioco sopra le righe con una recitazione ‘pomposa’, ‘teatrale’, ‘spettrale’ e, soprattutto, piena di ‘eco’ con riferimenti a ieri e all’oggi superato dal post-modernismo con un laicismo quasi opprimente per chi (ri)guarda il film sotto l’algida fonte sacra tra papisti e protestanti. Riforma e Controriforma. Un mondo di morali e moralismi, di vite e di morti, di chiuse e aperte fedi. Le ribellioni anti-litteram di un mondo ‘anglosassone’ già contro il Continente. Il ‘Nuovo Mondo’ è lì davanti all’Oceano.
Una vita di congiure; il potere divide le terre e le situazioni regnanti. E tra i tanti l’erede è da attendere verso una regina sterile e poco attraente mentre l’altra bellissima e consona a procreare. In attesa appunto di un principe e di un futuro re di Inghilterra. Maria è ferma fino alla morte mentre Elisabetta resta (dis)armata per un potere derivato dal padre Enrico VIII (da ‘Difensor fidei’ a fondatore della ‘Chiesa anglicana’).
Film che riesce a farsi ricordare tra ambientazioni vergini, paesaggi crudi, riprese di dirupi e sentieri, piccoli dettagli, oscurità spettrali. rincorse e trombe di guerra, incontri e signorotti vari con vocioni roboanti che hanno il gusto di una ‘recitazione’ mai amena (quasi il riconoscimento di un’epoca ‘teatrante’ fortemente ‘shakespeariana’).
La regista è al suo primo film, dopo una carriera di direzioni teatrali, non ci mette molto a gettare la sua ‘passione’ nella storia da raccontare: il potere, i confronti, le regine, le divisioni, i paesi, le leggi e soprattutto le bugie, le diffamazioni e le verità nascoste.
La postura attoriale è sontuosa e energica. Certo la compiacenza e il gusto possono prendere il sopravvento, come la facile allusione al mondo odierno e i ‘risvolti’ sul mondo femminile.
Le due protagoniste Saoirse Ronan (Maria Stuart) e Margot Robbie (Elisabetta I) si ricordano e bucano lo schermo. Prove e modi che ammantano e cuciono ogni scena e i suoi accordi.
Da ricordare l’efficace fotografia di John Mathieson e le musiche ‘avvolgenti’ di Max Richter.
Regia che scandisce il passo della recita continua.
Voto: 7½/10 (***½). (ps. difetti e storie ma lo schermo rende il cinema).

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