E i ‘Minions’ (id., 2015) sbancano anche in Italia! In una ripresa cinematografica (il nostro Stivale rimane sempre e solo accaldato nell’esposizione e distribuzione estiva) all’insegna del cartoon un successo prevedibile ma non certamente facilmente classificabile. Per un gioco al gusto del divertimento il ‘prequel/spin-off’ è servito con un distacco di ‘compiacimento-filmico’ da’ capostipiti ‘Cattivissimi me’ e la Universal (con ‘Illumination’ in opera) fa l’ennesimo botto per un incasso planetario.
Ecco il linguaggio che non c’è ‘acchiappa’ pubblico-bambino e una musica accattivante per l’adulto che vi trova riferimenti e ammiccamenti di altre serie cine. Sembra tutto semplice e facile ma così evidente non è per portare al cinema minorenni e maggiorenni, nipoti e nonni, fratellini e genitori. Un film dove ogni termine è privo di significato e il sincopato (e oltre) è il modo di esprimersi o meglio l’intermediaria faccenda di una lingua slabbrata e tetraedro-mente ibrida. Tutto chiaro ciò che vediamo, tutto nervosamente di interiora smosse il parlare dei ‘piccoli cosi gialli’ che con occhi e un occhio è tutto lasciato al caso (o quasi). Un film con cui non si sbadiglia ma che lascia un po’ spiazzati per la ridondanza quasi petulante o perlomeno maliziosamente fastidiosa.
Si parte dall’alba dei tempi con i ‘Minions’ che cercano i cattivi di turno: dai dinosauri (oramai immancabili) al Faraone egiziano, da Dracula allo Yeti, da Napoleone al 1968 dove si fermano per capire la società e l’isteria collettiva della sarabanda sociale. Ed ecco che l’arrivo a New York, la voglia di incontrare i più cattivi in riunione in Florida (e il cartello di benvenuto ‘Orlando’ prossimamente mette in tavola il futuro) e cercare avventure oltre-oceano (dalla ‘cattivissima Scarlett l’impegno di rubare la corona della Regina). Un susseguirsi di scontri e vivaci polemiche dove il parlare è alterato e il movimento in stile ‘gauche’ (e fin tanto maldestro).
Stuart, kevin e Bob guidano la truppa per cercare la vanagloria dei cattivi ad ogni costo e inorridire il loro compiacimento di passare alla storia perché il ‘cartoon’ abbia la riscossa (a pie pari) con il film in carne e ossa. Qui non si scherza, qui non si va per il sottile, qui si cerca il trambusto criminale per non capirci nulla e saltare all’assalto del potere femminile per eccellenza. Scarlett regina di ogni cattiveria umana (fumettistica, pardon). Chi spadroneggia e chi arriva di rincorsa per (ri)mettere le cose (quasi) a posto.
E l’accompagnamento musicale è da connubio ricordo e sogno con un alterco vociare dei ‘cosi-gialli’ di termini mescolati, spezzati e tronchi. Tutto in un mescolamento logorroico e alquanto smaccato (per le generazioni da linguaggi post-modernizzati) per piacere e farsi piacere. La carica sonora acchiappa il ‘refrain’ (argutamente contraffatto) dell’agente 007 (in Inghilterra si deve andare vero ‘minions’…): e il telefilm in bianco-e-nero de “Il Santo” (The Saint, 1962-69) con il Roger Moore (Simon Templar) ladro-gentiluomo (prima del James Bond) gioca l’immaginario sotto le grinfie-criminali della donna ‘sterminator’. E’ ‘revolution’ filmica (e i Beatles aiutano moltissimo) con il gusto-laccato di accalappiare tutto il possibile ‘mentore’ di una generazione da venire.
Non dire mai che il doppiaggio è leggermente artefatto e alquanto in ribasso rispetto a voci e sapori che hanno fatto la storia nel nostro Paese. Perché le voci di Luciana Littizzetto, Riccardo Rossi, Fabio Fazio e Max Giusti con Albero Angela (volti praticamente televisivi…) sono il meglio di oggi: vero?! Senza parafrasi ognuno vive il suo tempo. Le recitazioni sono didascalica-mente un’animazione da prendere al volo (tutto val bene una corona per tutti). Delle voci originali meglio tacere per non inorridire(ci) più di tanto. Il ‘film’ che lascia è il silenzio animato.
Voto: 6.
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