In un memorabile discorso, tenuto nel 1951 a Londra, Piero Calamandrei affermò che “le opere d’arte riguardano l’Essere, la Civiltà, lo spirito di un popolo. Sono vita, sono parte della nostra vita, del nostro spirito: non si possono perdere senza sentirsi mutilati, menomati nello spirito. Se un capolavoro d’arte si distrugge, è una zona della nostra memoria che si oscura […] Lo stesso durante la guerra: stavamo in pensiero per le persone care che erano lontane, ma anche per queste opere, disperse nel grande campo di battaglia, delle quali non avevamo notizia. Forse anche più, perché gli uomini son destinati a passare, ma le opere d’arte sono fatte per restare, per sopravvivere, per testimoniare la continuità della civiltà e per segnarne il punto d’arrivo, e la potenziale eternità”.
George Clooney, con MONUMENTS MAN mette in pista un cast eccezionale. Un cast dove è difficile trovare l’attore principale o quello secondario, ragion per cui la prima parte corre e si sviluppa a fatica. Recuperando in agilità e ironia nella seconda parte. Ma soprattutto Clooney ha il coraggio di portare sul grande schermo la tragicità del Nazismo e della follia della guerra da un punto di vista che più di 55milioni di morti fanno passare in secondo piano. Ma che unitamente alla distruzione dell’essere umano, era forse il principale obiettivo di Hitler e dei Nazisti. Cancellare i popoli in quanto persone, stuprando e cancellando la loro STORIA. Esemplificativo è l’ultimo atto dei nazisti, anche al momento della capitolazione, di distruggere le opere d’arte saccheggiate in tutta Europa. La razzia, la violenza e la eliminazione nei confronti dell’arte, della cultura, del sapere era parte integrante e fondamentale della strategia nazista. Questa strategia è raccontata in maniera toccante e divertente allo stesso tempo..singolare e kafkiana risulta la scena dove da un contesto di ilarità si passa alla morte di uno dei protagonisti. Perchè questa è una storia vera ed è la storia di una squadra di Uomini, architetti, studiosi e cultori dell’arte, che “entrano in guerra” per salvare l’arte anche a costo della loro vita. Per preservarla, salvarla e restituirla ai legittimi Popoli proprietari, garantendo loro di continuare a vivere nonostante le violenze e la distruzione. Un film che ti lascia quel retrogusto amaro come solo gli anni della seconda guerra mondiale e la follia nazista possono lasciare. Un buon film più che per il fine che per la forma, ma che lascia comunque tanta sostanza. Voto 6,5
Monuments Men: la recensione di MITICOMAURI
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