Avrebbe potuto essere l’ennesima “faccetta buffa” di un attore che ha fatto del trasformismo il suo marchio di fabbrica. E invece Johnny Depp in Mortdecai funziona, risplendendo di una luce che gli ultimi insuccessi al box office sembravano aver spento. Intendiamoci, la performance dell’attore (che qui si rifà alla mimica di Peter Sellers) ripropone quel talento istrionico che aveva già caratterizzato molti suoi ruoli precedenti, ma nel film di David Koepp è mitigata da un cast di comprimari di lusso come Gwyneth Paltrow e Ewan McGregor, che tolgono a Depp lo scettro del one man show per dare vita a un triangolo irresistibile. Senza dimenticare un Paul Bettany granitico, di poche parole e dall’occhio di vetro (ma irresistibile per le donne).
Mortdecai è un mercante d’arte dal modus operandi discutibile: non lesina nel truffare i suoi clienti, è un vigliacco di prima categoria, viziatissimo, ma grazie alla sua lingua serpentina – e all’aiuto del fidato Jock (Bettany), servo tuttofare e guardia del corpo – riesce sempre a cavarsela. Nemmeno lui, però, sfugge alla crisi e infatti il suo patrimonio è agli sgoccioli. Sul lastrico, con la moglie Johanna (Paltrow) decisa a vendere i suoi beni per fare cassa, viene coinvolto in un caso di furto-omicidio dove a scomparire è un Goya misterioso, che – leggenda vuole – nasconde un codice bancario collegato con il tesoro nazista.
Mortdecai non è certo il primo film a ruotare intorno a un singolo oggetto (dalla Pantera rosa a The Snatch di Guy Ritchie, per esempio), ma la visione resta godibile grazie a una girandola di personaggi e situazioni tragicomiche: la regia di Koepp è elegante così come i dialoghi che animano i protagonisti, frizzanti e dall’umorismo british; peccato per l’uso (benché limitato) del digitale, che rende il film a tratti troppo patinato, quasi stucchevole. È una risata intelligente e a denti stretti quella che nasce da Mortdecai, un sorriso dal gusto classico che resta stampato a ogni battuta del trio centrale, con McGregor nei panni di un agente dell’MI5 innamorato perso del personaggio della Paltrow. Che, dal canto suo, interpreta una donna magnetica e forte, gelossisima di un marito non privo di difetti (baffi compresi). È lei a rubare più di una volta la scena a Depp, riducendone l’eclettismo a semplici fiammate. Ed è un bene, perché dona equilibrio a un personaggio che se lasciato a briglie sciolte avrebbe finito inevitabilmente per uscire dai binari, relegandosi a una delle tante metamorfosi del divo.
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Mi piace
I dialoghi frizzanti, Depp istrione ma con il giusto equilibrio, e il trio di comprimari formato da Gwyneth Paltrow, Paul Bettany e Ewan McGregor.
Non mi piace
Per un film del genere l’uso del digitale è superfluo. E infatti è un pugnetto negli occhi.
Consigliato a chi
Ama le performance eccentriche di Depp ed è desideroso di rivederlo in forma in una commedia che gli calza a pennello.
Voto: 3/5
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