Mosse vincenti: la recensione di Adriano Aiello
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Mosse vincenti: la recensione di Adriano Aiello

Mosse vincenti: la recensione di Adriano Aiello

Dopo l’ottimo esordio The Station Agent e il successivo L’ospite inatteso, con Mosse Vincenti Tom McCarthy (noto anche come attore, specie per il ruolo del Dottor Bob in Ti presento i miei e relativi sequel) racconta la storia di Mike Flaherty (Paul Giamatti) un avvocato di basso rango del New Jersey, specializzato nell’assistere persone anziane. Nel tempo libero Mike si dedica alla sua passione, allenando una mediocre squadra di giovani lottatori. Ottenuta la tutela dell’anziano Leo Poplar, Mike ne diventa il tutor per utilizzare la sua rendita mensile di 1500 dollari, ma una volta conosciuto il nipote Kyle (giovane promessa della lotta, fuggito dalla madre) decide di ospitarlo e farlo entrare nella sua squadra.

Con una sceneggiatura agile e riflessiva e una regia controllata e minimale, Mosse Vincenti (in originale Win Win) mescola i toni della commedia agrodolce con quella sportiva e affida il film all’esperienza e al talento  di Paul Giamatti, in un ruolo drammaticamente meno intenso dei suoi usuali. Il suo Mike è infatti semplicemente un anonimo decent man (ovvero una “brava persona”, come definisce Giamatti stesso il suo personaggio) senza un background specifico alle spalle o dubbi esistenziali che giustifichino le sue azioni. Un uomo che accetta i limiti della sua esistenza barcamenandosi nella crisi economica e sfruttando il non aver assilli carrieristici per trovare nel privato il suo personale riscatto. Un riscatto che passa per la sua passioneper la lotta libera, probabile metafora di un’esistenza che è divenuta un combattimento. Paradossalmente però il film finisce per subire proprio il peso di Giamatti, incapace di farsi da parte e far emergere al meglio le cose migliori del film: l’equilibrio della scrittura e il tono malinconico delle vicende in primis, sminuite dalla sua istrionica presenza.

Leggi la trama e guarda il trailer di Mosse vincenti

Mi piace
La sobrietà della scrittura che permette al film di non impantanarsi nella retorica e nel patetismo

Non mi piace
L’invadenza recitativa di Paul Giamatti

Consigliato a chi
Ama le storie semplici che sanno far ridere dei nostri tempi

Voto: 3/5

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