Le intenzioni di Mozzarella Stories erano chiare: costruire una commedia orgogliosamente “diversa” dalle mode dominanti nel panorama italiano. Nessuno stile da cinepattone, quindi (anche perché è ormai assodato che la comicità volgare, almeno a casa nostra, sia in crisi; Hollywood sembra pensarla diversamente, ma questa è un’altra storia…). E neanche nessun comico “sbanca botteghino” preso in prestito dalla Tv. Piuttosto, il regista esordiente Edoardo De Angelis ha voluto puntare su uno stile pulp-visionario che strizza l’occhio al sanguinolento Tarantino e al surreale Sorrentino (soprattutto al suo esordio napoletano L’uomo in più) e su un cast ricercato con attori di formazione teatrale quali i bravi Andrea Renzi, Luisa Ranieri, Gianpaolo Fabrizio e Massimiliano Gallo. Il tutto per raccontare una guerra senza esclusione di colpi nel mercato della mozzarella di bufala tra mafiosi casertani e imprenditori cinesi. Un’operazione certo interessante, non costruita a misura di marketing ma con un’alta volontà di sperimentare. Peccato allora che il risultato sia un film in cui le idee rimangano sulla carta senza prendere forma e credibilità.
Innanzitutto i toni non vengono ben miscelati: si passa da scene di feste gitane in stile Kusturica (che produce), a vendette violente consumate tra il rosso del sangue e il bianco delle mozzarelle, fino a sequenze e visionarie un po’ troppo estemporanee (il canotto che “naviga” in piscina). Una programmatica contaminazione di generi che finisce più per distrarre che coinvolgere (e divertire) lo spettatore. E anche la galleria di personaggi del film presenta sì ruoli ben scritti quale la moderna donna d’onore Luisa Ranieri o l’ambiguo ragioniere Andrea Renzi, ma anche figure al limite dell’assurdo (e fin qui nessun problema) ma che in più casi (e questo è il problema) sfociano nella macchietta fine a se stessa (lo zingaro napoletano muto). Così, se l’eccesso, il kitsch e il grottesco sono voluti, il film stesso, alla fine, rimane prigioniero di questo mondo caciarone risultando esso stesso un po’ troppo provinciale e pacchiano.
Certo, l’aspetto visivo è curato e gli attori bravi, e dalle opere prime ci si aspetti tanto coraggio quanta imperfezione, ma non tutto fila in questa commedia e manca compattezza.
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Mi piace
Le interpretazioni degli attori, la regia e la fotografia ricercata, l’ambizione di voler sperimentare e realizzare una commedia sui generis.
Non mi piace
Il film non riesce a ben miscelare i generi e alcuni personaggi risultano troppo macchiettisti e fini a se stessi.
Consigliato a chi
A chi vuol provare il gusto tutto nostrano di una commedia country e surreale.
Voto: 2/5
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