Nebraska: la recensione di Giorgio Viaro
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Nebraska: la recensione di Giorgio Viaro

Nebraska: la recensione di Giorgio Viaro

Alexander Payne gira film sul passato, e i suoi discendenti. Li gira di solito in posti molto belli, e turistici – come le pianure californiane delle aziende vinicole (Sideways), o le Hawaii (The Descendents / Paradiso amaro) – per allungare la distanza tra gli impacci esistenziali dei protagonisti e la perfezione da cartolina degli scenari. La novità di Nebraska è che invece questa dramedy on the road sull’amore di un figlio per suo padre è ambientata tutta in posti orrendi, ripresi in bianco e nero: paesini del Montana, e appunto del Nebraska, con nomi di scrittori o presidenti, in cui il massimo del fascino lo esercitano i fienili scrostati.
La storia è quella del vecchio Woody Grant (Bruce Dern), ottantenne un po’ rimbambito che vive a Billings con la moglie (cinica, grassoccia e un po’ maiala), a due passi dai figli grandi. Un giorno trova una cartolina promozionale in una rivista e si convince di aver vinto un milione di dollari. Per ritirarli, però, deve arrivare fino a Lincoln, e sono quasi 2000 chilometri. A portarlo fin là decide di pensarci uno dei suoi ragazzi, David (Will Forte), come scusa per un tuffo nel passato: sulla strada infatti c’è anche Hawtorne, il posto dove Woody è cresciuto e David è nato. Qui la voce della presunta vincita si sparge, e i sorrisi si moltiplicano: ognuno spera di portarsi a casa qualche briciola del milione. Ma i soldi non ci sono, e i vecchi amici si trasformano in fretta in un covo di serpi.
Film piccolo e buffo, con momenti di sincerità disarmante (grazie a Dern), ma anche un plotone di discutibili macchiette “coeniane” (per esempio la signora Grant, o i due cugini prepotenti) che stanno lì a far mucchio e minutaggio, Nebraska ha il difetto principale di arrivare poco dopo un film assai più riuscito nel sovrapporre provincia, passato e fallimenti esistenziali, come Young Adult, che evitava qualsiasi consolazione posticcia. Nel film di Payne gli intenti sono diversi, la famiglia è un luogo di protezione e sostegno reciproco – anche quando è assemblata per caso (Woody confessa a Grant di non aver mai programmato di avere figli, ma sua moglie era cattolica e rifiutava il preservativo) – e alle piccole miserie corre parallela la fiducia nella buona volontà delle persone veramente care.

Guarda il trailer e leggi la trama del film

Mi piace
La prova straordinaria di Bruce Dern

Non mi piace
Il plotone di macchiette coeniane che non aggiunge nulla e toglie qualcosa

Consigliato a chi
Ama il cinema buffo e disincantato di Payne

Voto: 3/5

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